(Teleborsa) – Una quota pari all’1,6% dei consumi totali. Per un esborso, in valore assoluto, di 14 miliardi e 656 milioni di euro. E l’assegno che le famiglie italiane hanno staccato, nel 2009, per gli acquisti di scarpe. Un importo – rivela Trend Calzaturiero, sulla base dei conti economici nazionali – che a distanza di un anno ha subito un’ulteriore erosione: del 5% dicono i conteggi ufficiali, dopo il meno 2,1% sperimentato nel 2008. Una pesante eredità della crisi. Che ha trascinato gli acquisti di calzature ai più bassi livelli degli ultimi otto anni. Bisogna infatti risalire al 2001, nel tracciato storico dell’Istat, per trovare una spesa inferiore a quella documentata nel 2009 dai prospetti statistici. Qualcosa di simile, insomma a quanto illustrato dall’Istat nell’ultimo Rapporto annuale da cui emerge che il livello del reddito pro capite in Italia è scivolato, nel 2009, al di sotto di quello del 2002. Tutto lascia supporre che dietro i grandi numeri si celi una rimodulazione dei consumi. Non è chiaro tuttavia, dall’analisi dei macrodati di contabilità nazionale, se il fenomeno delle riduzione degli acquisti di calzature – che in termini reali, ovvero deflazionato, appare ancora più amplificato (-6% rispetto al 2008) – incorpori un cambio di rotta nelle scelte dei consumatori, a beneficio per esempio delle scarpe più economiche made in China (nel 2009 l’Italia ne ha importate 144 milioni di paia), o un contenimento tout court della spesa. In termini relativi il capitolo calzature, con l’1,6% di quota sulla spesa totale delle famiglie italiane, ha subito una limatura di un decimo di punto (era all’1,7% nel 2008). Un’incidenza – spiega ancora Trend Calzaturiero – che a inizio decennio si attestava al 2% e che aveva raggiunto punte del 2,5% nella seconda metà degli anni Ottanta. Archiviato l’annus horribilis, la situazione sembra comunque migliorare. A marzo, in base all’indice Istat sulle vendite del commercio fisso al dettaglio, per il sottogruppo calzature e articoli in cuoio e da viaggio il riscatto si è materializzato in un aumento delle vendite del 3%, che rappresenta il miglior risultato dal luglio 2008. A febbraio scorso il confronto su base annua aveva restituito, per lo stesso capitolo di spesa, un incremento delle vendite al dettaglio dello 0,8%, dopo il meno 1,4% sperimentato a gennaio.