
“L’attuale crisi dei mercati finanziari nasce dall’esplosione della bolla del settore immobiliare ed edilizio, con le banche che hanno riversato incertezze e asset dubbi su tutto il sistema”.
Lo afferma il premio Nobel 2006 per l’Economia, lo statunitense Edmund Phelps, secondo il quale una soluzione potrebbe essere quella di rivalutare il dollaro, per non fermare gli investimenti interni statunitensi e rilanciare quindi tutta l’economia Usa. “La crisi – spiega Phelps a Milano partecipando al primo Italian gold forum – è nata con l’esplosione della bolla immobiliare che ha portato i prezzi delle case fino al 40% oltre il loro valore reale.
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Dal 2010 il settore potrà ripartire grazie alle seconde case o alla richiesta di alloggi migliori, ma intanto le banche si sono trovate con un enorme aumento del loro patrimonio immobiliare rispetto agli scarsi capitali a disposizione, con il risultato che hanno cercato capitali sul mercato finanziario, ‘cartolarizzando’ ipoteche e mutui molto dubbi, che sono stati acquistati da hedge fund, altri istituti o ceduti anche con transazioni fuori bilancio. E così prodotti molto rischiosi sono andati a finire in tutto il sistema”.
Secondo il premio Nobel, professore associato di Politica economica alla Columbia University, “c’é anche un altro problema, che è quello dell’aumento del petrolio senza che vi sia una reale riduzione delle riserve, quindi un aumento tutto speculativo, spinto anche dai produttori contro il ‘retail’, come dimostra l’intervento di Gazprom di ieri che parla di raddoppio del prezzo entro breve”.
Una soluzione potrebbe allora essere rappresentata dalla crescita del valore del dollaro, “perché con una moneta così debole gli Usa riescono sì a esportare di più, ma senza fare investimenti sul sistema interno della ricerca e della produzione, che invece deve ripartire per far riprendere tutta l’economia americana”. Ma c’é un elemento che non va giù al combattivo premio Nobel: “Le risposte della politica – afferma Phelps – sono insoddisfacenti, a partire dalla politica monetaria.
Non bisogna avere paura dell’aumento momentaneo dei prezzi dei beni primari: l’inflazione è un’altra cosa, è l’attesa da parte di tutti di tassi di svalutazione insopportabili. Non siamo in questa fase e aumentare i tassi di interesse sembra sia l’unica cosa che sanno fare le banche centrali”, fermando quindi i primi timidi tentativi di crescita, pensa il premio Nobel.