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CRISI, DOPO LA GRECIA TOCCA ALL’INGHILTERRA

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Dopo la Grecia, i mercati finanziari potrebbero prendere di mira la Gran Bretagna. A ipotizzare la nemesi storica – quella che vedrebbe come vittima della speculazione proprio Londra, prima piazza internazionale per mercati come quello valutario e comunque roccaforte mondiale della finanza – sono alcuni economisti. Che sfogliando fra i bilanci dei Paesi europei intravedono il prossimo anello debole non in Portogallo o in Spagna, alle prese il primo con un maxi-deficit e la seconda con disoccupazione galoppante e crisi senza precedenti del settore immobiliare.

Piuttosto, ora che i governi di Eurolandia hanno predisposto un pacchetto di aiuti per la Grecia da 30 miliardi di euro, l’anello debole del Vecchio Continente rischia di essere l’Inghilterra. E in particolare la sterlina, i ‘gilt’ ossia i titoli di Stato britannici e l’indice di borsa Ftse 100, uno dei simboli del capitalismo finanziario.

Tutta colpa del deficit dell’11,8% accumulato nell’annus horribilis 2009, una cifra che si avvicina pericolosamente al 12,9% della Grecia, il piu’ alto nella storia dell’euro e pari a oltre quattro volte il 3% indicato come soglia da non superare dal trattato di Maastricht.

“Crediamo che la Gran Bretagna possa essere la prossima preoccupazione del mercato”, dicono Pierre-Olivier Beffy e Amelie de Montchalin in una nota di ricerca di Bnp Paribas: la situazione inglese “e’ peggiore” di quella di Portogallo, Spagna o Italia. “Il problema greco dovrebbe rientrare, e ora dobbiamo guardare al prossimo nell’agenda dei mercati”, dice Alain Bokobza, capo delle strategie di allocazione degli investimenti di Societe’ Generale. “E il prossimo per noi e’ la gran Bretagna”.

A mettere in difficolta’ la sterlina, o la borsa di Londra, poi, potrebbe contribuire uno stallo alle elezioni politiche di maggio: “siamo estremamente ribassisti sugli indici di borsa inglesi”, ha riferito a Bloomberg Herbert Perus, capo ricerca per il settore azionario di Raiffeisen Capital Management. “Alcuni rating sono troppo alti e c’e’ la possibilita’ che dalle
elezioni non esca una maggioranza chiara”.