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(WSI) –
Ormai non è più un´ipotesi da economisti, ma una realtà: stiamo andando verso anni difficili. Il rallentamento (brusco e secco) dell´economia italiana è già cominciato. E non si fermerà tanto presto. Se nel terzo trimestre l´azienda-Italia è cresciuta dello 0.4 per cento sul trimestre precedente (che in termini annuali fa circa l´1,6 per cento), nel quarto trimestre non si andrà oltre una crescita dello 0,2 per cento. E bisogna notare che nel quarto, e ultimo, trimestre dell´anno c´è dentro il Natale, con tutti i consumi che si tira dietro.
Poiché, però, proprio nel quarto trimestre avremo una crescita quasi di sopravvivenza, si arriva rapidamente alla conclusione che quest´anno i commercianti (e i cittadini) saranno alle prese con un Natale molto magro, molto freddo. I bottegai hanno un bel mettere luci colorate nelle strade dei centri cittadini: la spesa dei loro clienti sarò comunque oculata e attenta, stentata.
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Ma un Natale così così non sarebbe certo la fine del mondo. Se ne sono visti altri. La questione vera sta in quello che verrà dopo. Il 2008 e il 2009 si annunciano infatti come anni un po´ quaresimali, difficili e di scarsa soddisfazione. Nel 2008 infatti la crescita italiana sarà di appena l´1,3 per cento e l´anno dopo sarà più alta di un soffio. In ogni caso si faranno settecento giorni al di sotto non della linea del 2 per cento, ma al di sotto della linea dell´1,5 per cento. Sul perché di colpo la nostra crescita si è fermata, rimandandoci a un passato che speravano di aver archiviato per sempre, non ci sono misteri. Non si tratta di errori del governo o di altri. Le cause sono grosso modo tre e sono note a tutti.
In primo luogo abbiamo l´aumento del prezzo del petrolio (e delle materie prime in generale). In secondo luogo dobbiamo considerare la caduta del dollaro e la forza dell´euro. Al terzo posto (ma forse meritava il primo) mettiamo la crisi dei prestiti subprime negli Stati Uniti.
Questi ultimi stanno frenando l´economia americana e secondo molti esperti prima che la crisi sia esaurita e si torni a crescere a ritmi normali occorrerà più di un anno. E infatti anche negli Stati Uniti si sono messi in preventivo addirittura un paio d´anni scarsi, faticosi.
In Italia abbiamo visto che la previsione di partenza è appunto quella di due anni a crescita molto bassa (che potrebbe scendere ancora di più se ci saranno incidenti di percorso). Quali conseguenze potrà avere questa super – frenata su di noi?
La prima sta certamente nel fatto che nei prossimi due anni ci sarà meno ricchezza da distribuire. E questo semplice (ma non gradito) evento si porta dietro nella nostra situazione alcune complicazioni di un certo peso.
1 – Ci saranno più difficoltà a tenere insieme i conti pubblici, che già sono una nostra perenne spina nel fianco. Una congiuntura brillante aiuta a venirsene fuori, una congiuntura pessima (come quella che è già arrivata e che andrà avanti) rende tutto più difficile. C´è meno ricchezza in giro e quindi ci sono meno imposte, mentre i debiti accumulati dallo Stato nei decenni passati sono sempre quelli. E poiché ci sono in giro consistenti pericoli di inflazione, i tassi di interesse non scenderanno più, almeno per parecchi mesi (se non anni). Insomma, anche il risanamento italiano può andare incontro a difficoltà impreviste e non facilmente superabili.
2 – Si interrompe, quasi di sicuro, quel «recupero» dei consumi che nei mesi scorsi aveva aiutato non poco l´economia italiana a crescere. Sotto questo aspetto stavamo diventando un paese «normale», con buoni consumi e quindi una certa vivacità del mondo degli affari. Invece, adesso, ci sarà una battuta d´arresto. La gente starà più attenta e sarà assai meno pronta di prima a mettere mano al portafoglio. Per poter tornare sul sentiero della ripresa dei consumi bisognerà aspettare, forse, fino al 2010.
3 – E´ prevedibile, a questo punto, una certa crescita dei conflitti sociali. Si è appena detto che in giro ci sarà meno ricchezza e quindi ci saranno meno soldi per interventi sociali e per accogliere le richieste (giuste) di quelli che oggi guadagnano troppo poco e che sarebbe stato corretto portare un po´ più in alto nella scala del reddito.
A tutto questo si può aggiungere, se si vuole, una semplice considerazione politica.
L´Italia, per una serie di ragioni, è un paese che è già difficile governare nei momenti buoni, quelli delle vacche grasse, e che diventa difficilissimo da governare nei momenti brutti, quelli delle vacche magre.
Ma è proprio in questo genere di stagione che siamo appena entrati. Una stagione di crescita appena sufficiente a non collassare e con qualche rischio in fondo all´orizzonte. Le cose, cioè, possono peggiorare, non migliorare. E l´uscita da questo tunnel buio e povero è fra settecento-ottocento giorni. Lontanissima.
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