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COVERED WARRANTS: REAZIONE DEI LETTORI/7

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Continuiamo a pubblicare oggi alcune lettere pervenuteci in relazione all’allarme sul trading dei covered warrants lanciato il 10 marzo da un nostro utente, Roberto Squarotti, di Torino (vedi link a fondo pagina):

3/23. Mario Tinnirello, trader indipendente, Ferrara.

Essendo anch’io un trader indipendente, ho avuto ed ho tutt’ora un po’ di esperienza su questi strumenti che mi consente di commentare in modo
circostanziato le lamentele giunte a proposito del comportamento dei MM.

Innanzitutto c’è da dire che effettivamente la discrezionalità dei MM è decisamente troppo elevata per la determinazione del prezzo. In particolare io punterei il dito, più che sulla mancata liquidazione del book da parte
dei MM (c’è un obbligo minimo per i MM), sulla arbitrarietà con cui viene determinato il parametro della volatilità che influisce in modo determinante sulla quotazione.

Le “fregature” che si prendono investendo in questi strumenti sono al 99% basate sul gioco che il MM fa con il parametro della volatilità e questo secondo me non è giusto e soprattutto va contro la logica di funzionamento dei CW stessi.

Il mio suggerimento è quello di costringere in qualche modo i MM ad essere più trasparenti sull’applicazione del parametro della volatilità ai loro strumenti derivati.

Quante volte mi è capitato di “azzeccare” l’andamento del sottostante, vedere il CW salire pregustare lauti guadagni per poi alla fine vedere
d’improvviso, soprattutto quando il sottostante passa importanti livelli di resistenza, abbassarsi repentinamente con il MM che improvvisamente e senza alcuna motivazione abbassa la volatilità implicita.

Il problema è proprio questo: se il sottostante si muove in modo rilevante la volatilità NON deve scendere e deve, semmai, salire – giovando così al
valore implicito del CW.

I MM rispettano pochissimo questa regola e di norma pongono sul mercato CW dalla volatilità implicita elevatissima e fuori da ogni logica giustificando così il calo arbitrario che poi applicano regolarmente quando il sottostante si muove nella direzione del CW (quando
sale se è call, quando scende se è put).

Inoltre tali “fregature” ho notato che vengono date quanto più il CW è liquido, laddove normalmente si consiglia di investire: è evidente che più il CW è liquido più il MM ha interesse a giocare con i parametri del CW per fare i suoi interessi.

A questo punto però non bisogna fare di ogni erba un fascio e vorrei quindi aggiungere alcuni consigli per chi si senta comunque attratto da
questi strumenti.

La colpa delle rilevanti perdite che si possono ottenere con questi strumenti infatti non deve essere attribuita esclusivamente al MM ma anche
alla mancanza di criterio con la quale molti investitori scelgono i CW su cui investire.

Per esempio è inutile lamentarsi di aver perso un sacco di soldi dopo aver tenuto un CW per due mesi!

Il CW, consentitemi la boutade, è come il pesce: dopo tre giorni puzza!

Anche ammettendo la piena correttezza del MM è evidente che per sua natura il CW non può e non deve essere tenuto per più di una settimana (ma il mio consiglio è più stretto: MASSIMO tre giorni) in quanto il time decay dopo tre giorni influisce sul valore implicito in modo rilevante e addirittura, più ci si avvicina alla scadenza, più il time decay abbassa il valore del CW
se questo è out-of-money.

Ho conosciuto personalmente persone che acquistavano un CW out-of-money un mese prima della scadenza e lo tenevano fino a tre giorni prima della scadenza: a parte considerazioni sul possibile errore nella valutazione del
movimento del sottostante è evidente che non è possibile pensare di guadagnare comprando out-of-money così vicini alla scadenza se non intraday.

Un’altra considerazione per cercare di ovviare al gioco dei MM sulla volatilità è quella di selezionare con la massima attenzione i CW.

Faccio un esempio.

Se si vuole investire su un CW call 10 dicembre 2001 su TIM bisogna innanzitutto mettere a confronto TUTTI i CW presenti sul mercato di TUTTI i MM con strike e scadenza uguali su TIM.

A parità di condizioni si dovrà scegliere il CW con la volatilità implicita più bassa tra quelli messi a confronto: in questo modo se il MM
dovesse giocare con questo parametro è evidente che lo farà in modo più rilevante su quei CW la cui volatilità è già in partenza molto elevata e non su quelli la cui volatilità e già abbastanza bassa.

Informazioni sulla volatilità implicita dei CW sono date dai migliori broker online ai propri utenti e dai giornali specializzati.

Tra parentesi: se tutti i CW messi a confronto hanno una volatilità implicita superiori sl 50% (se call) o al 75% (se put) allora è meglio
lasciarli stare!

In secondo luogo bisogna porre la massima attenzione al valore assoluto del CW. Gli out-of-money, ad esempio, possono avere un valore bassissimo, come 0,0010 euro. Evidente che se sale si guadagna il 50% ma anche che se
scende si perde il 50%.

Ma poiché la performance del sottostante dev’essere rilevantissima per far fare un minimo scatto a questi CW è evidente che investire a questi prezzi si tramuta il 99% delle volte in una perdita del 50% dal momento che è difficile che in pochi giorni il CW possa fare DUE tick in alto, arrivare quindi a 0,0020 per consentirci di vendere a 0,0015 (valore in denaro del MM).

Quest’ultimo esempio fa parte della mia esperienza, quindi non sto parlando per teoria!

L’ultimo consiglio è quello di investire pochi euro per volta. Dato l’estremo fattore di rischio è quantomento inopportuno mettere più di
500 euro in un CW.

Spero che quanto scritto possa dare un contributo. Cordialmente.

3/23. Andrea Baga, analista, Sala Baganza (PR).

Forse molti dei vostri lettori che si lamentano dei CW, a volte a ragione (nel caso dell’assenza del MM dal book), farebbero bene a farsi un esame di coscienza e vedere se la prima causa delle proprie perdite non siano loro stessi: magari comprano CW deep OTM lontani dalla scadenza e poi si crucciano se perdono dei soldi accusando il MM :-).

Forse semplicemente non capiscono troppo lo strumento con cui vorrebbero arricchirsi.

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