(9Colonne) – Roma, 6 lug – Si può vivere e competere nella globalizzazione pur essendo piccoli, a patto di aggiornarsi. E poiché in Italia le aziende fino a 9 addetti rappresentano il 94,5% delle unità produttive e danno lavoro al 47% degli occupati, il problema della formazione e della riqualificazione professionale nelle micro-imprese è, per il “sistema paese”, strategico. Lunedì 9 e martedì 10 luglio se ne parla a Roma in un convegno nazionale organizzato da Fondartigianato, il fondo partecipato da imprese e sindacati (Confartigianato, CNA, Casartigiani, Claai e Cgil, Cisl, Uil) a cui aderiscono 188.894 piccole aziende e con 766.500 dipendenti, vale a dire il 47,6% degli occupati nel settore. Fondartigianato è il primo fondo interprofessionale per la formazione continua sorto in Italia. Da allora, ottobre 2001, ad oggi ha promosso, selezionato e finanziato centinaia di progetti in tutte le regioni; il convegno romano sarà l’occasione per mettere a fuoco volumi e qualità di un intervento che attinge le sue risorse dalla legge 388 del 2000. Nel triennio 2004-2006, il periodo di start-up, Fondartigianato ha avviato e portato a termine 1.674 progetti di formazione, per la maggior parte aziendali (897) e territoriali (691), coinvolgendo 5.769 imprese. L’investimento del fondo è stato di 25 milioni di euro, quello delle aziende di poco inferiore ai 6 milioni. Per fare che cosa? La casistica che verrà presentata in occasione del convegno romano rispecchia la ristrutturazione dei processi produttivi nel settore della piccola impresa. In Toscana quattro aziende di impiantistica civile riconvertono gli addetti per soddisfare le richieste della cantieristica navale. A Modena ci si addestra sulle nuove tecniche di produzione dell’aceto balsamico. In Puglia alcune imprese edili mandano i loro tecnici a scuola per renderli esperti di certificazione energetica degli edifici. In Liguria un’impresa artigiana del settore informatico – che punta a una commessa della Piaggio – chiede e ottiene un corso di progettazione tridimensionale nel settore aeronautico. In Campania l’industria orafa addestra decine di ragazzi alla lavorazione del corallo. Nelle Marche, prima regione d’Italia per percentuale di imprese artigiane, dall’analisi dei fabbisogni formativi nascono interventi incisivi nel settore delle calzature, della meccanica, della nautica. Un po’ ovunque si provvede alla formazione dei giovani immigrati. Nel lungo elenco delle cose fatte non mancano i numerosi esempi di collaborazione tra le imprese artigiane e le Università, come accade a Genova dove il dipartimento di Scienze Antropologiche affianca le piccole aziende nella formazione degli operai addetti alle serre. Per fare il punto sui tre anni di start-up e sulle novità procedurali e organizzative dopo l’accordo tra Stato, Regioni e parti sociali che ha posto le basi per il definitivo decollo di un sistema integrato e non concorrenziale di formazione continua (competenza che i fondi inteprofessionali condividono con le Regioni), l’ente presieduto da Enrico Amadei, affiancato da Franco Lago come vice presidente, ha invitato al convegno “Il lavoro si forma” (Roma, 9 e 10 luglio, Atahotel Villa Pamphili) il sottosegretario al Lavoro, Antonio Montagnino, la coordinatrice degli assessori regionali alla formazione professionale, Silvia Costa, imprenditori, sindacalisti, docenti universitari e tecnici.
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