Economia

Cosa succede in caso di uscita di uno stato membro dall’euro

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Questo articolo fa parte della serie Grecia fuori dall’euro

Un numero sempre maggiore di analisti ha iniziato a studiare cosa succedera’ in caso di abbandono della moneta unica da parte di uno stato membro. Anche se un’eventualita’ di questo tipo non e’ prevista dai trattati (e’ prevista solo la possibilita’ di un’uscita dall’Ue, secondo gli accordi di Lisbona), Citigroup e’ convinta che questo non impedira’ alle autorita’ di cacciare Atene dall’Eurozona se alle elezioni di giugno non vincera’ una formazione politica favorevole ai piani di aiuto esterni della Troika (composta da Bce, Commissione Ue e Fmi).

Ormai la chance di una ‘Grexit’ (come ormai viene chiamata dai media in lingua inglese) viene data al 50-75% (stime di Citigrpup) e nemmeno le autorita’ lo considerano un argomento tabu’. Da parte loro, gli economisti non fanno che speculare su quello che succedera’ dopo che verra’ creato un precedente. Ora che quella che fino a poco tempo fa sembrava un’idea folle e impensabile e’ diventata una possibilita’, e’ giunto il momento di analizzare i fatti.

E’ proprio quello che si prepone di fare l’ultimo report di Jefferies, che porta la firma di Sean Darby, spiega in maniera molto semplice e chiara cosa avverra’ in pratica se la Grecia dovesse lasciare l’euro e ri-dracmatizzare l’economia.

1) Le autorita’ dichiarano una ‘forza maggiore’ e un default del loro debito esterno. Il governo emette un decreto di emergenza sulla nuova divisa.

2) A quel punto, tutti i depositi bancari vengono congelati immediatamente. Viene dichiarata festa nazionale per gli istituti di credito e il mondo della finanza. In quel periodo solo somme contenute di denaro possono essere ritirate dal sistema bancario interno, per evitare la fuga di capitali.

3) Vengono imposti controlli di capitale molto rigidi, anche se il trattato (Articolo 63) impedisce di fare una cosa simile sui flussi di capitale e pagamenti tra stati membri dell’Unione Europea. Inoltre la grande maggioranza delle banche vengono nazionalizzate o finiscono in qualche modo sotto il controllo del governo. I trasferimenti bancari verso l’estero sono limitati.

E’ anni che si registra una corsa agli sportelli, intensificatasi negli ultimi giorni: la scorsa settimana 1,2 miliardi di euro sono stati prelevati dalle banche tra lunedi’ e martedi’ della settimana scorsa.

4) Viene introdotta una nuova divisa nazionale e tutti i risparmi dei cittadini nelle cassaforti delle banche vengono ridenominati in dracma, lira, peso o quale che sia la nuova moneta (si e’ parlato negli ultimi mesi anche di un’euro a due velocita’, uno forte per l’area teutonica core e uno debole per la periferia del ‘sud’ d’Europa).

E’ prevedibile che il tasso di svalutazione sara’ intorno al 50-60%: abbastanza per permettere al paese di registrare un surplus della bilancia corrente teorico.

5. Alla nuova divisa verra’ concesso a quel punto di circolare.

6. Tutti i debiti esistenti e altri crediti vengono ridenominati anch’essi nella nuova valuta: sia nel settore privato che pubblico. I salari, le pensioni e i sussidi vengono pagati a quel punto nella nuova divisa.

7. L’euro viene gradualmente rimosso e non funzionera’ piu’ come il mezzo ufficiale di scambio tra lo stato e i paesi esteri.

8. Tutti i prezzi dei prodotti nella nazione vengono esposti nella nuova divisa di scambio. Non c’e’ piu’ alcun riferimento tra la vecchia moneta e la nuova.

Ovviamente l’analisi e’ molto sintetica, ma spiega bene cosa succedera’ dal punto di vista puramente meccanico, senza tenere conto delle massicce conseguenze interne ed esterne. In primis la ribellione sociale dei cittadini, che difficilmente si fideranno immediatamente della nuova divisa: cio’ rischia di alimentare la diffusione del fenomeno del mercato in nero.

Il 25% degli affari dei greci avviene gia’ all’estero, in modo che i cittadini non debbano pagare le tasse. Il tasso di cambio sara’ molto diverso da quello offerto dalla Banca Centrale ellenica. Il valore della nuova dracma, poi, e’ facile che collassi nei confronti delle divise concorrenti. Stampare denaro per evitare che i risparmi dei cittadini vengano evaporati dall’inflazione, provochera’ con ogni probabilita’ un’iperinflazione.

A quel punto la Bce sara’ presa di mira, cosi’ come lo saranno le autorita’ europee corresponsabili del caos greco. Le banche centrali subiranno molte perdite, ma la perdita piu’ pesante sara’ quella di credibilita’. Per rifarsi i politici dovranno trovare un modo per smorzare la paura di un contagio tra i cittadini, che rischia di infliggere un duro colpo ai governi – in particolare in Italia, Spagna e Portogallo – e alle banche. Secondo Societe Generale il ritorno alla dracma di Atene potrebbe provocare una fuga di capitali dalle banche italiane e spagnoli dell’ordine del 20-30%.

Il rischio interno maggiore e’ invece quello politico. In caso di uscita dall’area euro non sara’ facile scongiurare un conflitto civile: un collasso della societa’ e dell’economia (visto -50% del Pil) potrebbe aprire le porte a un colpo di stato militare.

Se vuoi contribuire ad una causa giusta, affinche’ buon senso e ragionevolezza abbiano la meglio in Europa, per favore segnala qui con un’email articoli gia’ online sul tema “Grecia fuori dall’euro”, in italiano o in altre lingue: li pubblicheremo. Grazie.