(9Colonne) – Roma, 27 giu – “La percezione dell’esistenza in Italia di alti livelli di corruzione, intesi come propensione di talune componenti degli agenti pubblici ad accettare e sollecitare dazioni corruttive per svolgere o non svolgere le proprie funzioni, distorcendo le regole della competitività – e quindi in un certo senso duplicando il danno alla collettività e ai dipendenti onesti – è confermata dai dati che è possibile rilevare, oltre che dal rapporto dell’Alto Commissario contro la corruzione, anche dall’ambito di osservazione proprio dei controlli e della giurisdizione della Corte dei conti e specificamente di questa Procura Generale”. Lo ha detto questa mattina nella sua relazione sul rendiconto dello Stato il Procuratore generale della Corte dei Conti, Claudio De Rose. “Si tratta, purtroppo, – ha aggiunto – di un ambito limitato a causa dei ridotti mezzi umani e finanziari, di cui dispongono gli uffici centrali e regionali della Corte, con la conseguenza che restano inesplorate sacche di corruzione che di tanto in tanto emergono anche a livello di amministrazioni locali, favorite dalla minore sensibilità per i controlli di legalità propriamente detti”.
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