ROMA (WSI) – Gli ultimi dati deludenti relativi al versante dei consumi pubblicati nell’area euro vogliono dire solo una cosa: che l’economia della regione difficilmente riuscirà a ripetere i risultati, peraltro già magri, ottenuti nel terzo trimestre.
Media mainstream e analisti in Italia invece possono festeggiare dopo che i dati sulla fiducia dei consumatori (118,4 punti a novembre) sono stati i più positivi degi oltre 20 anni di serie storica. La fiducia delle imprese, invece, mostra “una sostanziale stazionarietà” e resta ai livelli più alti dall’inizio della crisi, a ottobre 2007 (107,1 punti).
Ma nel frattempo il resto della regione arranca. In prima fila la Francia, che ha subìto una contrazione dei consumi dello 0,7%. In più c’è da sottolineare come i numeri italiani, come dice anche l’Istat, risentano “solo in minima parte” degli attentati di Parigi perché la rilevazione è concentrata nei primi 15 giorni.
Gli attacchi terroristi perpetrati dall’ISIS nella capitale francese, che hanno fatto almeno 130 morti, e lo scandalo dei motori truccati da Volkswagen, rischiano di essere un peso troppo grande per un’attività economica già di per sè fragile. In primis quella francese.
Visto il calo dello 0,7% dei consumi in ottobre (particolarmente accentuate le contrazioni del numero di acquisti di auto e beni durevoli), gli analisti non vedono come la ripresa dello 0,3% registrata nel terzo trimestre possa essere confermata nel quarto trimestre.
La fiducia dei consumatori in Eurozona ha accusato una flessione di -5,9% in novembre contro il -6 precedentemente riportato e il -7,7 previsto. L’indice del sentiment economico è rimasto pressoché stabile, attestandosi a 106,1 punti dai 105,9 precedentemente riportati.
Il misuratore del clima che si respira nelle imprese ha visto un risultato sotto le attese (0,36 contro 0,45) e il dato precedente (0,44). Il morale del settore industriale ha accusato un calo del -3,2 contro il -2,1 stimato e il -2 antecedente. Nello stesso ambito, i servizi hanno fatto segnare un 12,8 contro il 12 delle previsioni.
Le attese di inflazione sui consumi (vedi grafico sopra riportato) si sono assestate a ben il 3,7%, un bel balzo dal 0,7% precedente, una percentuale che è stata rivista al rialzo da 0,5%. Sono stati i commenti di Draghi a cambiare così tanto le previsioni?