(Teleborsa) – Nella prima parte del 2010 i consumi delle famiglie sono rimasti fermi, l’incertezza del futuro condiziona i comportamenti degli italiani. E’ quanto emerge dall’Outlook sui consumi Censis-Confcommercio, presentato a Roma su “Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane”. “Per l’immediato futuro – si legge nel rapporto – non si prevede una robusta ripresa (oltre il 68% del campione manterrà stabili le spese nei prossimi mesi); prevale un clima di cautela che spesso porta a rinviare alcune spese in programma come la ristrutturazione dell’abitazione e l’acquisto di nuovi elettrodomestici. Altro settore in stallo è quello degli svaghi. Le famiglie italiane, per le vacanze estive, hanno scelto quest’anno la sobrietà rispetto alla scorsa estate optando per una riduzione della durata del soggiorno sia in Italia che all’estero. Aumentano solo le vacanze brevi entro i confini nazionali e resta elevata la percentuale di chi non farà nessuna vacanza (58%), aggiunge il documento. Il contesto generale di incertezza “si riverbera negativamente sul clima di fiducia delle famiglie determinando un ulteriore deterioramento del relativo indice sintetico, che raggiunge il minimo da gennaio 2009”. In particolare, spiega il rapporto di Censis-Confcommercio, presso i consumatori è possibile individuare tre segmenti: quasi un quarto delle famiglie a causa della crisi ha dovuto rinunciare all’essenziale; una buona metà ha razionalizzato le spese ed eliminato il superfluo; una quota del 25% non ha mutato in modo sostanziale il proprio stile di consumo limitando gli sprechi ma concedendosi anche qualche lusso. Il quadro, si chiarisce ulteriormente se si tiene conto che molte persone sono convinte della presenza di evidenti ostacoli alla ripresa riconducibili, per molti versi, a una classe politica con limitati orientamenti strategici. Rispetto ai “principali problemi per la ripresa economica dell’Italia”, ben il 34,4% delle famiglie parla di una “classe politica litigiosa” e dunque poco focalizzata sul tentativo di risolvere i problemi strutturali del Paese, quasi il 30% ritiene che un ostacolo alla ripresa sia l’elevata disoccupazione e il 26% segnala la diffusa presenza di corruzione. A seguire, tra i fattori indicati, l’eccessiva presenza di immigrati (17,7%), giovani poco tutelati (17,3%), troppi evasori fiscali (16,9), tasse troppo alte (16,8), forte disparità tra ricchi e poveri (12,2) e, in ultima posizione, scuola e università mal funzionanti (7,1). “I dati disponibili – sottolinea Confcommercio – devono essere considerati con una certa cautela: la tendenza attuale al pessimismo dovrebbe essere considerata come una fase passeggera, determinata dal fatto che la ripresa economica tarda a manifestarsi; infatti, già nelle ultime settimane di giugno 2010 alcuni segnali positivi si sono manifestati e il sistema produttivo sembra rimettersi in marcia, innescando, forse, un ciclo migliore di quello registrato negli ultimi mesi”.