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Consulta: Camere legittime, salve proposte di riforma di Renzi

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ROMA (WSI) – L’attribuzione del premio di maggioranza potrebbe produrre una distorsione. Va cambiato. Secondo problema del post Porcellum: nella legge elettorale deve rimanere il principio delle liste bloccate, ma che siano più corte.

Le Camere elette con il Porcellum sono legittime e non cessano di operare; il principio della continuità degli organi dello Stato, Parlamento in testa, è sovrano e resta a fondamento; le ultime elezioni politiche rappresentano un fatto concluso, sul quale non si torna; gli effetti della sentenza si vedranno se di dovesse andare al voto con quel che resta del Porcellum, depurato delle sue parti illegittime: e se questo avvenisse domani, ovvero se la politica non riuscisse a portare a termine la riforma della legge che regola il voto, il Paese avrebbe da subito a disposizione una legge elettorale funzionante. Sono gli esiti della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale.

Dopo la decisione presa dai 15 giudici della Consulta, che il 4 dicembre hanno bocciato il Porcellum, sono state depositate ora le motivazioni della sentenza, che spiegano nel dettaglio quella decisione.

E soprattutto, oltre a definire la questione posta sul Porcellum, guardano in avanti, definendo alcuni principi guida per il legislatore alle prese con la stesura di una nuova legge elettorale. Tra questi, centrale – ma sicuramente da approfondire – una possibile apertura alle liste bloccate corte, quelle cioè previste dal modello spagnolo, uno dei tre messi sul tavolo da Renzi.

Il deposito della sentenza era previsto in un primo tempo per mercoledì. Poi c’è stata un’accelerazione, legata anche al fatto che proprio il mondo politico stava attendendo di conoscere le motivazioni, per ritrovare in esse un quadro di riferimento essenziale per approntare una nuova legge che abbia la garanzia della tenuta costituzionale, visto che per il 27 gennaio e previsto che un testo approdi in aula alla Camera.

I giudici hanno quindi deciso di chiudere subito l’esame, si sono riuniti a partire dalle 16.30 affidando al relatore Giuseppe Tesauro il compito di illustrare le motivazioni, che sono poi state oggetto di discussione da parte della Corte, con limature in particolare sui due nodi: premio e liste.

Sul primo aspetto, la Consulta ha stabilito che un premio senza una soglia “ragionevole” è “distorsivo” della volontà degli elettori e “non proporzionato” rispetto agli stessi obiettivi di governabilità che si prefigge. Per essere legittimo un premio deve essere ragionevole e prevedere una soglia minima di voti sotto il quale non scatta. Quale sia questa soglia la Corte non lo esplicita, semmai dovrà farlo il Parlamento. L’esito, quindi, per il momento, è quello di annullare il premio in sé, e al Paese viene riconsegnato un sistema elettorale proporzionale, senza premio di maggioranza. L’elettore ha inoltre la possibilità di esprimere almeno una preferenza, perché la Corte ha stoppato anche i listoni bloccati previsti dal Porcellum.

Quello delle preferenze è l’unico punto dove si rende necessario un intervento interpretativo o un intervento normativo di tipo secondario, quale un regolamento o un decreto ministeriale, per definire come esprimerle. Ma è cosa da poco, fa intendere la Corte. Che, sul punto, fa capire anche un’altra cosa: il sistema previsto dal Porcellum, a liste lunghe, non è paragonabile “né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per parte dei seggi” né con quelli che prevedono un “numero dei candidati talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi”. Un aspetto che sicuramente il legislatore dovrà approfondire, per capire se, nel confezionare una nuova legge, potrà muoversi su questi binari.

C’è poi l’importante capitolo legato al Parlamento in essere. La Consulta chiarisce senza mezzi termini che la sentenza non lo travolge, che le Camere sono legittime e legittimate ad operare, così come lo sono gli atti che ha adottato. E vale il principio della continuità degli organi costituzionali. Non solo. Le ultime elezioni sono un fatto concluso, “posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Il principio di retroattività della sentenza vale solo “per i rapporti tuttora pendenti, con conseguente esclusione di quelli esauriti, i quali rimangono regolati dalla legge dichiarata invalida”. Questo, secondo alcuni osservatori, potrebbe avere un peso rispetto alla vicenda dei circa 140 deputati per le quali le procedure di proclamazione non sono chiuse, così come per eventuali ricorsi pendenti di fronte alla giunta per le elezioni.
(Ansa)