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(WSI) –
Dalle reazioni espresse ieri dal premier
Prodi e dal ministro ai Trasporti Bianchi,
è evidente che il governo dichiara di non esser
stato preventivamente informato delle dimissioni
dal consiglio di Alitalia ieri annunciate da
parte del numero uno di Air France Spinetta.
Ciò è per certi versi stupefacente, visto che di
solito mosse di questo tipo in accordi avvenuti
all’ombra dei rispettivi governi pretenderebbero
informative preventive, quanto meno per
buona creanza.
Ma la cosa
ancor più stupefacente, in verità,
è che il governo non l’avesse
messo in conto, visto che
era stata indetta una gara ed è
ovvio che i vertici di Air France
intendano evitare anche solo
l’ombra di un conflitto
d’interesse, qualunque posizione
decidessero di prendere
nei confronti di una compagnia
da essi partecipata e appartenente
alla medesima alleanza
internazionale.
Appena appresa la notizia
delle dimissioni di Spinetta, infatti, al mercato
non restava che immaginare che il governo
avesse per questo fatto dimettere qualche giorno
fa l’ambasciatore Checchia, ottenendo volutamente
ieri la decadenza del cda, e dunque in
vita di integrare il vertice aziendale in modo da
consentire anche una soluzione “ponte”, oltre
Cimoli, nel caso le procedure d’asta andassero
molto per le lunghe.
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Ma c’è anche un’altra ipotesi:
che Padoa-Schioppa in realtà sapesse delle
dimissioni di Spinetta, anche se magari Bianchi
e Di Pietro no, e che al Tesoro l’idea che vi sia
un cda decaduto che non debba immediatamente
rispondere alla Consob sui conti, debiti e
svalutazioni di asset di Alitalia previste dalle
nuove norme contabili, in fin dei conti, non dispiaccia
troppo. Perché consente di tenere la gara
senza avere un termine preciso per la necessaria
ricapitalizzazione alla quale sottoporre
Alitalia, se venisse aggiudicata. Che dite, la
Consob non se ne dovrebbe occupare un po’
più da vicino?
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