(WSI) – Accantonare la lista unitaria, cambiare nome alla coalizione («Ulivo ormai rappresenta solo una parte») e lanciare un movimento di cittadini – non un partito, si badi – a sostegno del candidato premier. Così Riccardo Illy offre il suo contributo al dibattito sulla federazione e sul centrosinistra, e pure il nuovo nome dell’alleanza: «Intesa democratica», lo stesso utilizzato in Friuli («che offriamo volentieri a tutta la coalizione, in cui certo democratici sono tutti, quello che manca semmai è l’intesa», chiosa).
Nel centrosinistra il modello Illy è da tempo un punto di riferimento, orgoglio e vanto della coalizione errante. Fassino per primo spesso ha indicato proprio in lui il perfetto rappresentante di quello che avrebbe dovuto essere il triciclo e del suo «potenziale» bacino elettorale. Ma la sua analisi non è destinata a fare felice il segretario diessino: «Il risultato elettorale della lista è stato addirittura inferiore alla somma dei partiti, una volta eletti i suoi parlamentari si sono iscritti in tre gruppi diversi e alla prima votazione si sono divisi. Pertanto o si dà una registrata o si lascia perdere».
Non occorre insistere per capire verso quale delle due opzioni, la «registrata» o il lasciar perdere, inclini il presidente del Friuli. «Mi pare che al momento non ci siano le condizioni per una vera lista unitaria. Se poi invece si tratta solo di correre insieme per prendere più voti, cosa che peraltro non è successa, non mi pare che così si proietti un’immagine molto positiva».
Il bilancio tirato da Illy contrasta non poco con quello prodiano, come il Professore stesso lo presenta in una lettera all’Espresso anticipata ieri dalle agenzie: «La settimana appena trascorsa è stata ricca di insegnamenti positivi per l’Ulivo e la nostra voglia di stare insieme. I nostri elettori volevano e vogliono essere uniti. Vogliono l’Ulivo come punto di riferimento forte per governare il paese. Su questa linea bisogna andare avanti, partendo dalla lista unitaria con la quale ci siamo presentati alle europee per fare decollare la federazione dell’Ulivo».
Illy invece non sembra avere voglia di carezzare gli alleati nel verso del pelo. «Applicando i risultati delle europee alle politiche il centrodestra avrebbe vinto» ripete. «Più che pensare a una federazione tra alcune componenti del centrosinistra bisogna pensare a come mettere insieme tutti. Vedo ancora problematica l’intesa con Rifondazione comunista e la massima attenzione va dedicata a questo, tanto più nell’ipotesi in cui si vada a elezioni anticipate».
Per essere pronti occorre dedicarsi alla coalizione, anche con un nuovo nome. «L’Ulivo è un pezzo ma non è tutto, e con la lista unitaria chi non è stato incluso si è sentito ancor meno parte dell’Ulivo. Quindi proprio dopo la lista unitaria è necessario un nuovo nome, come “Intesa democratica”, che qui i cittadini hanno dimostrato di apprezzare, visto che partivamo da meno 15 e abbiamo vinto a più dieci».
Ma nel momento in cui si mandassero in soffitta la federazione e pure l’Ulivo, cosa resterebbe della leadership di Prodi? «Quando si commette un errore il fatto di ammetterlo e rimediare costituisce un fattore di forza, non di debolezza», replica Illy. Ultima proposta per il rilancio della coalizione: «Costruire un movimento, in Friuli si chiama “Cittadini per il presidente”, capace di intercettare i voti del centrodestra, che condivida le scelte sul programma e sulle candidature.
Si potrebbe partire dall’aggregazione delle liste civiche già avviata e con cui il centrosinistra ha avuto alcuni contatti informali». In Friuli i «Cittadini per il presidente» hanno preso il 7.5 per cento, «e senza penalizzare significativamente gli altri partiti del centrosinistra».
Nella sua lettera all’Espresso Prodi dice di non attribuire grande importanza ai «sussulti quotidiani», perché «i risultati passano, le idee e le strategie forti rimangono». Quanto alle strizzate d’occhio neo-centriste, «anch’io le ho notate, certo – scrive il Professore – ma non ne ho fatto un dramma, perché le ritengo irrealistiche e irrealizzabili». Quindi annuncia l’intenzione di riprendere il pullman già a novembre, per girare l’Italia «città per città». Ma la fermata nel Nord Est minaccia di rivelarsi più lunga e complicata del previsto.
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