Economia

Confindustria presenta “Italia 2015” (2)

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(Teleborsa) – Il capitale umano è la risorsa più preziosa per lo sviluppo e da noi viene formata troppo poco e male. Non è una questione di livello della spesa ma della sua bassa qualità. Lo evidenziano i confronti internazionali sulla preparazione degli studenti delle scuole superiori secondarie. Lo conferma la gestione di tante università, piene di personale docente senza qualità e povere di ricerca. Noi perciò chiediamo che sia data piena autonomia alle scuole e alle università, anzitutto nell’assunzione dei docenti. Si premino gli insegnanti migliori, competenti e appassionati. Si raddoppino le borse di studio per gli studenti meritevoli. Si finanzino gli atenei in base alla qualità e non ai costi storici. La riforma in discussione, seppur timida, va nella giusta direzione. È essenziale che in Parlamento non venga smontata. Relativamente alla riforma fiscale, questa rimane per noi importantissima. Siamo disponibili a un’iniziativa condivisa con le altre parti sociali. Che abbia l’obiettivo di ridurre le tasse su imprese e lavoratori, i due pilastri che sostengono questo Paese, iniziando a togliere la componente del costo del lavoro dalla base imponibile IRAP. Che punti a semplificare e dare certezza alle norme. Che estenda la lotta all’evasione fiscale a tutte le attività economiche. L’evasione è una piaga che va contrastata non per coprire i buchi del bilancio pubblico ma per ridurre le aliquote su chi le imposte le paga. In questo difficile momento del Paese, sul recupero del gettito evaso si misura la rappresentanza d’impresa. I suoi valori e, soprattutto, i suoi comportamenti concreti. Confindustria darà tutto il suo sostegno politico alla lotta all’evasione, anche avanzando proposte concrete. Ribadisco, però, che il tema essenziale per noi rimane la riduzione delle tasse sulle imprese e sul lavoro. Passando alla giustizia, nell’ambito del disboscamento degli ostacoli normativi e amministrativi all’attività d’impresa, un ruolo centrale ha il funzionamento della giustizia. Bisogna abbatterne i tempi, che in Italia sono due, tre, perfino quattro volte più lunghi che negli altri Paesi europei. È una situazione inaccettabile per un paese civile. Mina la certezza del diritto, impedisce l’attuazione dei contratti, intacca la fiducia dei cittadini, scoraggia la voglia di investire delle imprese. Occorre rendere costose e non più convenienti, come oggi, le tattiche di allungamento dei processi. Vanno incentivate le soluzioni stragiudiziali e gli arbitrati. Vanno accorpati i tribunali più piccoli, diffuse le sezioni specializzate e l’informatizzazione. Queste sono alcune delle proposte essenziali per raccogliere e vincere la sfida che abbiamo lanciato a Parma: tornare a crescere stabilmente ad almeno il 2%. Questo obiettivo è alla nostra portata se agiamo insieme, se non lasciamo prevalere timori e divisioni. È l’obiettivo che anche il governo si pone nei suoi documenti. Perciò sia coerente e metta in atto i grandi interventi che sono necessari per raggiungerlo. È una sfida ineludibile.