(Teleborsa) – La crisi ha colpito duramente il mercato del lavoro nel 2009 e non ha allentato la morsa nella prima metà del nuovo anno. Lo rileva la sesta indagine Confindustria sul mercato del lavoro, dalla quale emerge che l’occupazione dipendente nelle aziende associate si è contratta del 2,2% (-3,1% nell’industria, dove più ampia è stata la caduta del valore aggiunto). È calata l’occupazione sia a tempo determinato, sia a tempo indeterminato, quest’ultima di più nelle piccole imprese che nelle medie e nelle grandi. Nel 2009 sono scesi i tassi di turnover, che sono però rimasti molto differenziati tra settori, con picchi nell’industria alimentare e nelle costruzioni, e in attività terziarie come turismo, ristorazione, e i contratti interinali. Sono aumentate le cessazioni involontarie, che hanno rappresentato la causa d’uscita nel 13,1% dei casi. A cui si sono aggiunti prepensionamenti e incentivi all’esodo (un caso su dieci nelle grandi imprese, uno su cinque nel Centro-Sud). Sono cresciute anche le cessazioni per scadenza di contratto, più di un terzo del totale delle uscite. Sulla base delle indicazioni fornite dalle imprese, la domanda di lavoro ha continuato a contrarsi nella prima metà del 2010, soprattutto quella a tempo indeterminato, nelle imprese grandi, industriali e del Nord. La CIG ha attutito le conseguenze occupazionali, frenando la perdita di posti di lavoro. Nel 2009 l’ha utilizzata un’impresa su due nell’industria, ma anche quasi una su dieci nei servizi. Sul piano strutturale nelle imprese industriali associate a Confindustria l’utilizzo di personale laureato si è confermato più intenso che nella media dell’Italia. L’incidenza media della manodopera straniera sull’occupazione alle dipendenze è risultata pari al 4,2%.
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