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Con i dati Usa torna l’appetito per il rischio

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Legnano – Venerdì i dati sulla disoccupazione americana hanno sorpreso in positivo il mercato e la reazione sui mercati non si è fatta attendere. Il numero delle buste paga per il mese di febbraio è risultato superiore alle 190k unità attese da mercato ed ha fatto registrare un buon 216k unità, mentre il tasso di disoccupazione ha toccato il livello minimo da due anni a questa parte, portandosi ad un +8.8%.

Questo ha fatto sì che si scatenasse una buona ondata di appetito per il rischio che ha fatto sì che le borse salissero e che fossero comprate valute che presentano rendimenti maggiori del dollaro americano. Lo stesso dollaro è però stato acquistato nei confronti dello yen giapponese, dove abbiamo toccato dei livelli interessanti che vedremo insieme tra poco.

Il fatto che il dollaro sia in generale sceso contro la maggior parte delle valute contro cui è quotato ci fa capire come esso sia ancora utilizzato come funding currency e che in momenti in cui torna un po’ di fiducia sui mercati, gli investitori lo utilizzino ancora per indebitarsi ed acquistare attività a rendimenti maggiori.

Un’altra considerazione molto importante da fare riguarda le prospettive che la Fed potrà porsi da qui in avanti circa le exit strategies relative al QE. Esse, se tutto va come da programmi, verranno attuate a giugno, quando il programma di stimolo monetario dovrebbe arrivare al termine. Dopo la release di venerdì però, qualcuno comincia ad ipotizzare un inizio delle manovre di uscita già dal mese prossimo. Noi sinceramente crediamo che una visione del genere possa essere considerata troppo ottimista, dato il fatto che è vero che sono stati creati nuovi posti di lavoro, ma essi non possono essere considerati ancora sufficienti per dare una spinta significativa all’economia nel suo complesso.

Passiamo al primo appuntamento di analisi tecnica di questa nuova settimana.

Incominciamo, come sempre, dall’eurodollaro osservando come la volatilità che si è venuta a creare venerdì immediatamente a ridosso dei dati non ha portato ad uno sconvolgimento di quanto abbiamo ipotizzato nei giorni scorsi, anzi. La linea di tendenza più famosa delle ultime settimane, infatti, continua a rimanere valida, nonostante abbia subito un nuovo tentativo di rottura non definitivo: c’è stata una nuova escursione dei prezzi in direzione dell’area di supporto compresa fra 1.4030 e 1.4080, confermandone la validità seguita però da un veloce recupero dei prezzi in direzione dell’altro livello chiave, 1.4250-80. Data la vicinanza alla parte alta di quel range che stiamo valutando con attenzione da giorni, siamo particolarmente attratti da un’idea di rottura rialzista che possa portare ad un nuovo, veloce incremento dei prezzi sino alla successiva area di 1.4480-1.45.

Passiamo a dare uno sguardo al cambio UsdJpy che ha chiuso la sesta candela giornaliera positiva consecutiva con un discreto balzo in avanti. Abbiamo quindi assistito al superamento di 84.40 per la prima volta da settembre, riportando per la prima volta da mesi una buona fiducia sulla ripresa del cambio tale da ipotizzare un successivo livello di resistenza a 85.90, dove coincidono una serie di massimi consecutivi visti fra agosto e settembre dell’anno scorso.

Sale parecchio il cambio EurJpy. La rottura di quella precedente area di resistenza a 115.35 e 116 ha portato a una grandissima volatilità in grado di raggiungere in breve 120 figura: difficile pensare che in tre settimane scarse il cambio abbia messo a segno un recupero di 13 figure! Giunti a questo punto potrebbe essere sensato continuare a sfruttare le percentuali di ritracciamento di Fibonacci del movimento di lungo periodo, compreso fra 139.20 e 105.40. Il primo livello, il 38.2%, è stato oltrepassato, 118.30, aprendo le porte per il successivo 122.20. Nel frattempo, per completare questa idea, il cambio avrà da fare i conti con l’area di resistenza di 120 che, oltre a rappresentare un’area di attenzione psicologica, con magari qualche barrriera per proteggere molti stop, rappresenta l’area grafca più facilmente individuabile e che giunge a noi da una congestione di febbraio dell’anno scorso.

Diamo uno sguardo al cable, che venerdì ha messo a segno una buona ripresa, testimoniando una volta di più di quanto l’area di 1.5950 sia la più importante area di supporto degli ultimi tempi. Per l’immediato consideriamo importante il massimo raggiunto dal cambio nelle ultime ore, 1.6170, che coincide con una ripresa del 50% della tendenza discendente mostrata fra 1.64 e 1.5940. Se anche questo dovesse essere oltrepassato e continuare la deboleza generalizzata del dollaro, potremmo aspettarci di vedere 1.6230 nell’immediato futuro.

La ripresa del cambio GbpJpy, praticamente identica a quella vista sull’euroyen, ha rotto il precedente livello di massimo a 135.40 e sembra puntare diritto verso il più importante livello di svolta di lungo periodo, 137.80, che è il massimo da maggio dell’anno scorso e livello dove transita perfettamente il primo livello utile di ritracciamento del lungo percorso ribassista del cambio iniziato a 163 nel 2009.

Passiamo a vedere il cambio EurGbp, notando come la tendenza di medio-lungo periodo in salita continui a rimanere particolarmente ripettata. Intorno a 0.88 si stanno concentrando forze contrastanti, essendo il punto di equilibrio degli ultimi 10 giorni, mentre la trendline che stiamo seguendo da tempo transita poco a di sotto, 0.8760: sino a che questa terrrà gli scenari indicano ancora 0.8930 come obiettivo finale.

La risalita della moneta unica di venerdì ha permesso al cambio EurChf di levarsi da una situazione scomoda e puntare diretto al più importante livello di 1.32. Da questo punto di resistenza, che sembra coincidere con 1.3280, potrà dipendere la ripresa più strutturale dell’euro con obiettivi non più visti da ottobre dell’anno passato.

Concludiamo con il cambio UsdChf che non riesce ad allontanarsi dall’area di equilibrio degli ultimi giorni, 0.92. Come ipotizziamo da tempo, sino a che il cambio non si allontanerà da 0.9340 come resistenza, difficilmente riuscirà a ritornare sufficiente fiducia sul dollaro.

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