Economia

Con i buoni fruttiferi postali il rischio e’ uno solo

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Beppe Scienza dell’Universita’ degli Studi Torino – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Torino – Un tempo i risparmiatori erano alla ricerca di investimenti che rendessero tanto. Ma soprattutto dal luglio del 2011, quando cominciò il crollo dei titoli di stato italiani, il clima è cambiato. Ora la prima preoccupazione è evitare le perdite.
Molti ignorano che una delle migliori soluzioni a tale problema, con un unico limite, sono i buoni fruttiferi postali (BFP) indicizzati all’inflazione.

Ogni mese esce un’emissione diversa e i titoli offerti in questo mese di luglio 2012 (serie J26) sono particolarmente buoni. Soprattutto appaiono migliori dei BFP ordinari, cioè a tasso fisso, salvo un improbabile crollo dell’inflazione sotto lo 0,50% annuo medio. Per confronti e altre valutazioni numeriche è disponibile un file Excel.

È vero che i buoni postali rendono meno dei corrispondenti titoli del Tesoro. Ma in compenso nessun sottoscrittore di buoni fruttiferi ci ha mai rimesso in termini nominali in qualunque momento li abbia smobilizzati, a differenza che coi Btp-i o i tanto strombazzati Btp Italia. Né ci rimetterà in futuro, salvo l’insolvenza dell’emittente, argomento su cui torneremo fra poco. Chi poi si assicura un’emissione come la serie J26 non perderà nulla d’adesso alla scadenza neppure in potere d’acquisto e neanche con un’inflazione devastante, cioè nell’ordine del tipo 50% composto annuo.

I BFP si possono riscattare senza nessuna spesa in qualunque momento, anche il giorno averli sottoscritti. Sono come un conto corrente o conto deposito non vincolato. Si tratta cioè a tutti gli effetti di depositi a vista.
Non deve quindi far paura la durata decennale, che è un vincolo solo per l’emittente che non può rimborsarli prima, anche quando magari lo farebbe volentieri. Per approfondimenti si veda una mia pagina web al Dipartimento di matematica dell’università di Torino.

C’è una sola ombra in questo scenario così radioso: il rischio del cosiddetto default dello stato italiano. Esso resta improbabile, però certo ora il problema si pone più che in passato. Sarà magari discutibile, ma certo non assurdo l’abbassamento del rating dell’Italia da parte di Moody’s . Comunque per due motivi i buoni postali sono semmai meno rischiosi dei titoli di stato veri e propri (Bot, Cct, Btp ecc.). Primo, per rimetterci bisogna arrivare all’insolvenza congiunta sia della Cassa Depositi e Prestiti (l’emittente) che dello Stato italiano (il garante). Secondo, in tale deprecata eventualità ci si può attendere una tutela per i piccoli risparmiatori, come c’è stato un trattamento di favore per il bollo sui titoli.

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