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«COMMODITY: NIENTE BOLLA, MA GREGGIO FUORI CONTROLLO»

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(WSI) – Il petrolio tocca il nuovo record a 71,4 dollari al barile. L’oro vola a 614 dollari all’oncia, primato degli ultimi 25 anni. E tutte le materie prime, come rame (+101% negli ultimi dodici mesi), alluminio (+38%), zucchero (+107%) e succo d’arancia (+48%), continuano ad aggiornare i massimi storici. «Ma il rally delle commodity continuerà – spiega a Finanza & Mercati l’economista americano Joel Naroff – Eccezion fatta per il petrolio, che risente eccessivamente delle tensioni geopolitiche legate all’Iran». Naroff è fondatore e presidente dell’omonima Naroff Economic Advisors. E da un lustro è considerato tra principali guru d’Oltreoceano, in virtù dei riconoscimenti che gli hanno tributato – tra gli altri – Bloomberg News e Usa Today.

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Mister Naroff, la domanda è d’obbligo. Petrolio a parte, sulle materie prime si è sviluppata una bolla?

Difficile dirlo. Sicuramente siamo su quotazioni molto elevate, ma non credo che assisteremo a un brusco ribasso nel breve periodo. Anzi, alla base del rally delle principali commodity c’è soprattutto la crescita super dell’economia globale: anche Giappone ed Europa, negli ultimi mesi, si sono accodati a Stati Uniti e Paesi emergenti. E dunque prevedo un ulteriore rivalutazione, seppure a ritmo meno forsennato, delle materie prime.

Non sarà vera bolla, però quali effetti potrebbe avere un’eventuale forte correzione?

Potrebbe frenare l’economia reale. Non dimentichiamoci che il caro-materie prime ha fatto la fortuna di Paesi emergenti come India e Brasile. Ovvio che il contraccolpo potrebbe essere significativo. Ma ripeto: non vedo rischi concreti, almeno nei prossimi mesi.

Vada per succo d’arancia, metalli industriali e zucchero. Ma come si spiega il nuovo balzo dell’oro?

Qui il ragionamento è diverso: soprattutto negli Stati Uniti, gli acquisti del metallo giallo sono legati al timore di una fiammata dell’inflazione, che è a sua volta causata dalla crescita. Il carovita, in Usa, resta d’attualità: non è un caso che la Federal Reserve continui nella stretta monetaria nonostante il rallentamento dell’economia nel quarto trimestre.

Qual è, al momento, la materia prima più sopravvalutata sul mercato?

Non ho dubbi: il petrolio. Sulle sue quotazioni influisce la domanda da parte di Cina, India e delle principali economie mondiali. Ma soprattutto la variabile politica, che è legata ai timori di un escalation della crisi nucleare iraniana. Oggi il greggio costa più di 70 dollari al barile, un prezzo esagerato considerata l’offerta presente sul mercato.

Un eventuale attacco americano all’Iran potrebbe spingere l’oro nero oltre i 100 dollari?

E chi può dirlo? Non mi piace questo genere di speculazioni. Ma resta un dato incontrovertibile: le attuali quotazioni del greggio sono gonfiate da variabili geopolitiche.

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