Economia

Commissione Ue pronta a bocciare manovra, pressing su deficit

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La Commissione europea è pronta a bocciare la manovra del governo italiano a novembre e ad aprire “una procedura sui conti verso febbraio”.

Lo scrive oggi il quotidiano la Repubblica aggiungendo che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, subirà “una forte pressione affinché almeno provi a cambiare i numeri del deficit”, indicato al 2,4% dal 2019 al 2021.

I primi segnali di tensione  con Bruxelles erano d’altronde emersi già all’indomani dell’accordo sul DEF. Venerdì scorso Pierre Moscovici,  commissario agli Affari economici, in un’intervista a Bfm Tv e Rmc Info aveva messo in guardia Roma, affermando:

“Se gli italiani continuano a indebitarsi, cosa succede? Il tasso di interesse aumenta, il servizio del debito diventa maggiore. Gli italiani non devono sbagliarsi: ogni euro in più per il debito è un euro in meno per le autostrade, per la scuola, per la giustizia sociale. Non abbiamo alcun interesse ad aprire una crisi tra l’Italia e la Commissione, ma non abbiamo neanche interesse a che l’Italia non riduca il suo debito pubblico, che rimane esplosivo“.

Intanto, primo banco di prova arriverà tra oggi e domani quando Tria sarà in Lussemburgo per le riunioni mensili di Eurogruppo ed Ecofin.

Anche se la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza non sarà ancora sul tavolo dell’Eurogruppo, a Bruxelles viene dato per sicuro che se ne parlerà comunque, a margine dei lavori, e soprattutto sarà questa la prima occasione per Tria, di parlarne a quattr’occhi con il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, e con il vicepresidente della Commissione per l’Euro, Valdis Dombrovskis.

L’intenzione dichiarata dal governo di lasciar aumentare il rapporto deficit/Pil nominale fino al 2,4% (invece dell’1,6% che sarebbe andato bene alla Commissione europea e che Tria avrebbe voluto mantenere nella “nota”), è stata naturalmente vista da Bruxelles come un tentativo di sottrarsi, almeno in parte, alle regole dell’Eurozona anche se il vicepremier Luigi Di Maio si è affrettato chiarire di non volere lo scontro ma il dialogo con la Commissione, guardiana di quelle regole.