Le famiglie italiane in questi anni hanno dato prova di resilienza alla crisi, mettendo in campo risposte che tanto hanno contato nella tenuta del nostro paese, dall’ascesa del contante nei portafogli alla nuova sobrietà nei consumi, con relativa riallocazione delle risorse. Così si legge nel Barometro Censis condotto sui commercialisti e la loro opinione sull’economia italiana.
Guardando in particolar modo alle famiglie, dai dati dell’indagine emerge che per il 43,3% dei commercialisti la situazione economico-finanziaria delle famiglie è né positiva, né negativa. Vince dunque il richiamo ad una situazione in campo neutro, mentre per il 36,2% è molto o abbastanza negativa e infine per il 16,7% è molto o abbastanza positiva. La percezione negativa della situazione economica delle famiglie è più forte e diventa prevalente tra i commercialisti del Centro (42,1%) e Sud Isole (46,4%).
Secondo i commercialisti la situazione delle famiglie non è certo rosea, tuttavia è molto meno preoccupante e negativa di quella delle imprese, in particolare di quelle più piccole. Una situazione che – si legge nel Barometro – è anche esito della capacità di adattamento delle famiglie nel post-crisi con un downsizing dei consumi gestito anche culturalmente, con una formidabile capacità di ridefinire stili di vita e gestione dei propri budget, modulandoli sulle nuove aspettative (…)
Di fatto, le famiglie mostrano di saper restare a galla anche nel mare agitato del dopo Tempesta perfetta e di fronte ai rischi di nuove recessioni.
La condizione delle famiglie, quindi, non ha quell’urgenza congiunturale delle piccole imprese: certamente soffre, ma grazie alla profondità dei mutamenti adattivi degli anni scorsi ha una più robusta capacità di tenuta.
Il Barometro indaga anche il rapporto delle famiglie con il fisco e con le banche negli ultimi 12 mesi. Ebbene bel primo caso emerge che il numero di famiglie che effettuano i versamenti al fisco (Irpef, ecc.) mediante ravvedimento operoso oltre la scadenza è rimasto uguale secondo il 53,1% dei commercialisti, aumentato per il 33,9%, diminuito per il 4,3%.
Inoltre la maggioranza dei commercialisti intervistati (55,4%) dichiara che nessuna delle famiglie clienti ha avviato con le banche processi di ristrutturazione e/o composizione dei propri debiti nell’ultimo anno. E, a fronte di un 21,3% che dichiara che invece le proprie famiglie clienti vi hanno fatto ricorso, il 16,6% indica che si tratta solo di una minoranza di famiglie. Ne emerge un rapporto con le banche da parte delle famiglie non conflittuale sì ma c’è poco feeling.