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Come scegliere i fondi più redditizi

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MILANO (WSI) – Sebbene io sia di formazione trader con il passare del tempo mi sono reso conto delle opportunità che l’industria del risparmio gestito offre non solo al risparmiatore sprovveduto ma anche al trader o chiamiamolo investitore “sofisticato”. Nomi noi del settore del trading on line, che per carità di patria non voglio fare, ho scoperto affidare parte del proprio patrimonio a fondi comuni di investimento e questo con relativa soddisfazione.

“Per chi come me ha quasi 10 milioni di euro – racconta un noto trader italiano – sarebbe falso poter dire che io riesca a gestire contemporaneamente 100 investimenti diversi, dal trading in opzioni a portafogli obbligazionari. Per questo ho deciso di investire parte dei miei capitali in un portafoglio di fondi, diciamo così, sexy per definizione”.

Quindi se il fondo guadagna anche il più scatenato dei trader può valutare di turarsi il naso. Da questa confessione è nato uno studio che ormai dura da anni e che è stato preso fuori dal cassetto quando mi è stato chiesto di realizzare un servizio di consulenza standard sui fondi di investimento. La prima constatazione è che per investire in fondi di investimento esistono due problemi: il primo è quello della selezione dei fondi, ovvero di capire quali siano i fondi “migliori” e il secondo problema è il timing, ovvero quando comprarli e quando venderli.

La selezione dei fondi a mio avviso può essere fatta esclusivamente in un modo: la forza relativa. Questa metodologia va infatti a trovare quei fondi che nel passato hanno battuto l’indice di riferimento (nel grafico si vede la differenza tra la curva della forza relativa di un fondo che ha oscillato intorno alla media o interpolazione e la curva di un fondo invece che è rappresentato in maniera efficiente dalla retta di interpolazione).
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Detta così sembra la scoperta dell’acqua calda. Ma il diavolo sta nei dettagli ed è facile deragliare. Innanzi tutto le 44 categorie Assogestioni non hanno un indice di riferimento Banca Fideuram perché questi ultimi sono 29 e qui già iniziano i problemi. In secondo luogo non è dato sapere come sono composti tutti i panieri di Banca Fideuram. E già emerge un dato che sarà la costante della ricerca: si naviga in “unchartered waters”, traduzione in latino “hic sunt leones”.

Per questo ogni rendimento che possa scaturire dal modello deve essere sempre e comunque preso con le molle (ad esempio i giorni valuta di un fondo e il ritardo nella pubblicazione del nav escludono a priori che il risultato di un test possa corrispondere alla realtà).
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Ma la forza relativa nasconde un ulteriore problema: se l’indice di riferimento scende e il fondo va in orizzontale la forza relativa sale. E ci può anche stare. Ma pensiamo al caso di un indice che crolla e ad un fondo che crolla un po’ meno (vedi altro grafico). E’ la logica perversa del benchmarking: se io ho perso un po’ meno soldi dell’indice di riferimento allora sono bravo. Essendo stato sempre ammiratore dell’approccio total return secondo me questo è follia e quindi dietro al manicomio ci va anche la logica della forza relativa “crescente” anche quando il fondo ha perso.

Abbiamo quindi elaborato un indicatore, che abbiamo ribattezzato ETI, che sta per Expected Trend Indicator, il quale in maniera probabilistica proietta nel futuro la capacità del fondo di battere l’indice di riferimento. Se l’indicatore è superiore a 100 e quanto più alto è tanto più il fondo rischia di fare meglio dell’indice (vedi grafico qui sotto relativo ai fondi di investimento azionario america).
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A questo punto però mancano i segnali di timing, che daremo sui migliori 5 fondi selezionati basandoci su un algoritmo che ha superato la prova degli anni, una entrata che cerca di replicare le entrate “on close” di un probabile investitore ma che ovviamente soffre inevitabilmente del dono della aleatorietà. Serie storiche settimanali per non inondare il lettore di segnali di compravendita ma nemmeno mensili perché se andiamo a cercare i trend sul mese allora il rischio esponenzialmente aumenta (il sistema applicato all’indice azionario Italia Fideuram è negativo, ma il sistema positivo).

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