
Roma – Contributivo pro-rata per chi non lo applica ancora; accelerazione dell’aumento dell’età pensionabile per le donne; nuovi strumenti per favorire l’occupazione dei giovani, tutelando chi oggi è precario. Reddito minimo garantito per chi si trova senza lavoro. Prende forma il piano-pensioni del governo Monti. Ma Raffaele Bonanni (numero uno Cisl) non ci sta: “Vogliamo una trattativa vera”.
IL PACCHETTO-PREVIDENZA
Ieri il Ministro del Lavoro Elsa Fornero da Bruxelles ha parlato di «una riforma incisiva ma che rispetta il principiò di equità tra le generazioni». Riforma che – ha spiegato – «verosimilmente sarà annunciata entro pochi giorni».
Lunedì è previsto il Consiglio dei Ministri e qui, fra le altre misure per la crescita, è attesa la parte strutturale del piano pensioni che prevederà anche anche un adeguamento agli standard europei dell’età pensionabile delle donne. E il governo – ha annunciato Fornero – lavorerà a introdurre in Italia, con un pacchetto ancora da congegnare, il «reddito minimo garantito».
COSA CAMBIA
L’estensione del sistema contributivo pro-rata significa che dal primo gennaio 2012 le pensioni saranno tutte calcolate sulla base dei contributi versati, fatto salvo il meccanismo del sistema retributivo fino a tutto il 2011 per chi ne aveva diritto. Il ministro ha assicurato che «eccezioni saranno fatte verso il basso» per dare di più a chi non ce l’ha fatta. Cioè coloro che non sono riusciti a maturare contributi sufficienti per maturare una pensione dignitosa.
Ancora oggetto di studio e di indiscrezioni il punctum dolens della soglia minima di contributi necessari per ottenere la pensione di anzianità a prescindere dall’età raggiunta. Ora è fissata a 40 anni ma si parla di un possibile innalzamento tra i 41 e i 43 anni di contributi.
L’ALTOLA’ DI BONANNI ALLA CGIL
Per la Cgil di Susanna Camusso 40 anni è un «numero magico» e «serve un confronto». ma sull’ipotesi di uno sciopero contro la riforma arriva lo stop di Bonanni: «Quello che vogliamo evitare è che si costruisca una sceneggiata, come quelle che conosciamo da diverso tempo», spiega il leader della Cisl. «C’è chi protesta, e chi decide, e poi in mezzo ci sono i pensionandi, che sopportano una mazzata che mai hanno ricevuto così forte. Noi a questo scenario non ci stiamo, siamo per trovare una soluzione responsabilmente». Sulla riforma previdenziale Monti ha convocato per domenica le parti sociali.
A riguardo Bonanni è netto: «Noi vogliamo una trattativa e non una semplice consultazione». La materia del contendere è cruciale: «Stiamo parlando di problemi di milioni di persone, problemi delicatissimi che hanno bisogno di una giustificazione per qualsiasi soluzione si intraprenda», aggiunge Bonanni. Per questo ogni eventuale decisione «deve essere improntata sull’equità». «Sappiamo – ha aggiunto – che andiamo verso soluzioni rigorose, ma il presidente del consiglio ha promesso al Senato e alle parti sociali, che ogni decisione sarà sorretta da equità ed è quello che chiediamo».
IL DIBATTITO NEL PD
Il Pd apre, per voce dell’ex ministro del lavoro Cesare Damiano, al sistema pro-rata e anche a un’eventuale innalzamento della soglia dei 40 anni, ma a patto che sia volontario e con un sistema di incentivazione e disincentivazione, tutelando chi è soggetto a lavori più usuranti.
Rosy Bindi a Monti consiglia «il confronto con le forze politiche che devono sostenerlo e il dialogo con le parti sociali». Bindi raccomanda gradualità e misura nei nuovi interventi del governo: «L’impianto della riforma Dini non può essere sconvolto e anche se si parla di accelerazione, questa va fatta con gradualità e secono il metodo degli incentivi. La bussola del Pd è l’equità, l’attenzione alle fasce più deboli, alle situazioni più complesse, agli interventi sui privilegi, alla solidarietà tra generazioni».
I provvedimenti economici devono essere improntati al criterio dell’equità. Per questa ragione Bindi torna a sottolineare l’esigenza della patrimoniale, sulla quale il «veto del Pdl è inaccettabile» e «sullo stop all’aggancio delle pensioni con l’inflazione, vanno tutelate le fasce più deboli. Perdere 300 euro all’anno per un pensionato che che ha intorno a mille euro al mese, è troppo»
SOSTEGNO DI CASINI
L’Udc dà «non solo l’appoggio, ma la convinta adesione a queste iniziative anche se impopolari. Ci faranno perdere voti? Può darsi, ma non ci sono alternative se vogliamo salvare l’Italia». Così il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, esprime l’appoggio del suo partito al governo e alle misure che ha in cantiere, soprattutto sulla riforma delle pensioni. «L’udc e il terzo polo – afferma nel corso di una conferenza stampa – appoggiano Monti non per vigliaccheria, ma per convinzione.
A Prodi e a Berlusconi abbiamo chiesto per anni riforme strutturali, come quella sulle pensioni, guardando ai nostri figli perchè c’è uno squilibrio a vantaggio dei ’vecchì. Oggi Monti dopo anni di rinvii affronta questa questione». Per Casini, sulle pensioni deve essere fatto agli italiani un «discorso di verità: è fondamentale garantire i più deboli e, tra questi, ci sono i giovani e i nostri figli. Se parliamo di equità e di rispetto dei più deboli ci deve essere un riequilibrio anche in termini generazionali»
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