Società

Come sarà la Tv del futuro

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ROMA (WSI) – Ormai bisogna ammetterlo: Internet sulla tivù è stato un flop. A nessuno interessa trasporre Facebook, la mail o i siti di news sul televisore: questi servizi li possiamo gestire ovunque, con smartphone, computer e tablet. Il futuro della tv è altrove: nella rivoluzione dei contenuti (programmi e pubblicità) e del nostro modo di accedervi tramite l’apparecchio televisivo.

È un’idea su cui concordano gli esperti e i principali produttori, Samsung in testa, che ormai vende più della metà degli apparecchi televisivi nel mondo. È un futuro non lontano, beninteso: lo vedremo concretizzarsi già in autunno con i nuovi modelli che saranno lanciati dai maggiori produttori.

«Oggi meno del 50 per cento degli utenti che hanno una tivù “smart”, cioè che si connette a Internet, la usano per queste funzioni. E lo fanno soprattutto per i video e per vedere programmi tivù quando vogliono, liberi dal palinsesto», dice Veronica Gonzalez-Thayer, analista di Ihs Electronics & Media. «Così, tutti gli attori di questo mercato l’hanno capito. Dopotutto la tivù è fatta per vedere contenuti, non per chattare su Facebook», continua l’analista. «È su questo che stanno puntando quindi i produttori, le emittenti e varie aziende tecnologiche: usare la connessione Internet per reinventare i contenuti, non per aggiungere funzioni estranee a questo mondo».

«Le smart tivù ora sono orientate non tanto alle applicazioni quanto a una nuova generazione di contenuti», conferma Francesco Leveque, direttore marketing dell’area audio-video e digital imaging di Samsung Italia. Questa direzione prenderà forma in vari modi. Per esempio, con una maggiore convergenza tra dispositivi diversi.

«Da settembre le nostre smart tv avranno un nuovo software, che aggiungerà funzioni. Per esempio, faccio una ricerca sul tablet e poi con un clic porto i risultati sulla tivù, via onde radio, per vedere meglio, per esempio, una foto o un video», dice Leveque. Funzioni simili, per trasmettere subito alla tivù quello che appare su smartphone, sono presenti anche nei nuovi modelli Sony e Panasonic.

«Oppure. Sono in metro, sto guardando un film sul tablet, ma solo per i primi dieci minuti; poi arrivo a casa, accendo la tivù e riprendo la visione dove l’avevo lasciata. È possibile tramite la piattaforma di film Chili, presente su tanti dispositivi (tra cui le tivù Samsung, Panasonic, Sony, ndr.)», aggiunge.

Il mercato, insomma, ha capito una cosa. Invece di imporre nuove abitudini, occorre sostenere quelle che già attecchiscono tra le persone. Come la pratica di vedere la tivù in multitasking con lo smartphone o il tablet. Oppure l’esigenza di svincolarsi dai palinsesti per guardare i propri programmi preferiti quando e dove si vuole. In fondo a questo concetto sono arrivate anche le pay tv italiane, che ora permettono agli abbonati di vedere i programmi su tablet. I contenuti al centro, quindi.

«A settembre lanceremo anche il motore di ricerca universale sulle nostre pay tv. Cerco “Brad Pitt” e quello mi dice su quale piattaforma è possibile trovare film con quest’attore: Chili, Sky, Mediaset Premium Play, Cubovision di Telecom Italia», conclude Leveque.

«Le smart tv del futuro consentiranno di accedere con più facilità ai contenuti che ci interessano. Anche con comandi vocali più precisi di quelli attuali», conferma Aneesh Rajaram, Senior Vice-President for Tv & Devices di Opera, software house che fornisce la piattaforma Internet a molti produttori (sulle tivù Sony, Philips, Toshiba, sui lettori blu-ray Samsung, sui set top box banda larga Pirelli).

«Per esempio, vediamo un programma e con un solo pulsante del telecomando possiamo caricare la lista di tutti gli episodi precedenti. Lo fa la Bbc in Gran Bretagna. Oppure, una novità che lanceremo nel 2014. Ti colleghi alla partita di calcio in ritardo e vorresti, con un clic, vedere sulla tivù le formazioni». Sono cose che l’utente può già fare, ma utilizzando lo smartphone oppure caricando un menu Internet della tivù. «Noi vogliamo che queste funzioni siano attivabili direttamente. È possibile se il software della tivù riesce a capire quello che stai vedendo e quindi offrirti contenuti aggiuntivi diretti pertinenti».

La futura tecnologia delle smart tv può anche riconoscere le parole chiave pronunciate durante il programma e quindi suggerire informazioni extra da mostrare sullo schermo, «come la pagina Wikipedia sugli attori di quel film o il flusso Twitter di una certa notizia data dal tg in quel momento», esemplifica Rajaram. L’idea è sempre quella di migliorare l’abitudine al multitasking nata con gli smartphone e Internet.

Qualcosa di simile è già possibile farlo con le cosiddette applicazioni “second screen” su tablet e su smartphone, come Shazam, Mediamind (Dg) e Zeebox. Con un sistema di riconoscimento vocale, individuano il programma tivù che lo spettatore sta vedendo e fanno apparire sull’app contenuti affini, come giochi, quiz, sondaggi, a cura della stessa emittente o dell’autore del programma. «Il passo successivo è un sistema che apprende quali sono i tuoi gusti e ti suggerisce i programmi migliori», dice Gonzalez-Thayer. I nuovi modelli vanno già in questa direzione, con diverse tecnologie.

Samsung suggerisce i programmi in base a due parametri: i più visti dagli altri spettatori e i più simili a quelli che l’utente è abituato a vedere. Il presupposto è che la tivù riesca a riconoscerlo, però, e che fornisca un servizio a seconda del componente della famiglia in quel momento sintonizzato. Samsung ci prova facendo riferimento alla fascia oraria: «Le persone tendono a guardare la tivù sempre negli stessi orari, diversi a seconda se è il padre, la madre o i figli».

Panasonic usa un altro sistema: «Grazie al riconoscimento vocale e facciale, con la telecamera integrata, l’apparecchio è in grado di riconoscere fino a quattro componenti della famiglia e visualizza le trasmissioni preferite, i social network e le applicazioni preimpostati», specifica Silvana Chiogna, Tv Marketing Team leader dell’azienda.

E forse non sarà nemmeno necessario cambiare tv per avere le funzioni di riconoscimento. Basterà usare con il proprio televisore la nuova console Xbox One con il sistema Kinect, in uscita a dicembre. «Uno scenario che si apre, di conseguenza, è la pubblicità personalizzata, che ti arriva in base ai tuoi gusti o alle tue caratteristiche demografiche», chiosa Gonzalez-Thayer.

In sintesi, andiamo verso una tivù che ci conosce meglio e che al tempo stesso ci dà maggiore libertà di personalizzare ciò che vediamo e come lo vediamo. Da questo punto di vista in effetti Internet si prende una rivincita e penetra davvero nei nuovi televisori. Ma lo fa con il suo spirito, non con servizi trasposti così come sono da uno schermo all’altro. Uno spirito ambivalente, peraltro, lo stesso che anima le grandi piattaforme come Google: da una parte, maggiore controllo messo nelle mani degli utenti; dall’altra, maggiore potere da parte di emittenti e sponsor di conoscere gusti e abitudini degli spettatori.

Quale delle due anime prevarrà, non è dato sapere. Per Internet come per la tivù. Ma i sociologi sono ottimisti. Dice Monica Fabris dell’istituto Episteme: «Nei prossimi anni la fruizione della televisione subirà una trasformazione radicale, di cui cominciamo a vedere i segnali. L’affermarsi dei palinsesti personali farà si che gli individui si svincoleranno dai tempi e dagli spazi.

Ma questo non vuol dire che guarderemo la tivù in solitudine. Le dinamiche di socializzazione via Internet ricomporranno momenti di visione collettiva, che però saranno non più imposti dall’alto, dal palinsesto, ma decisi dal basso. Insomma ci daremo appuntamenti per vedere assieme, e commentare sui social network, uno stesso programma tivù lanciato on demand tramite Internet».

Aggiunge Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia a Urbino: «Avremo una tv social. Già oggi molte persone guardano i programmi e li commentano su Twitter con la propria rete sociale connessa o estesa (con gli #hashtag). Tv e programmi integreranno nello schermo un servizio permanente: se guardo un programma mentre sono dentro il mio account Facebook potrò sapere quali friend lo stanno vedendo e commentarlo con loro sulla tivù, in una barra laterale».

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da L’Espresso – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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