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COME PRENDERE A SBERLE I RISPARMIATORI

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(WSI) – Prendere a sberle i risparmiatori è uno sport divertente. Lo praticano da decenni, con profitto, le grandi banche. A volte lo fa pure quella strana società di cui esse sono le principali azioniste (leggi: la Banca d’Italia). En passant lo coltiva anche la Borsa Italiana con comportamenti che la stampa economica passa regolarmente sotto silenzio.

Titoli spariti. Uno di questi è la radiazione di prestiti prima – anche molto prima – del loro rimborso. Già è uno scandalo che le banche italiane rimpinzino i loro clienti di obbligazioni non quotate, ovviamente scadenti. Tuttavia, per pudore, San Paolo, Comit, Banco di Roma, Unicredit ecc. un ristretto numero dei loro titolo li ha fatti approdare al listino. Cosa fa però la Borsa Italiana? Ogni tanto ne cancella qualcuno. Così ne vennero cassati alcuni dell’Istituto di Credito Fondiario delle Venezie e, analogamente, qualche settimana fa è sparita una mezza dozzina di emissioni della Cassa di Risparmio di Bologna.

Ammettiamo pure che formalmente tutto sia a posto: per i titoli bolognesi l’avviso n. 11844 fa esplicito riferimento all’articolo 2.5.4 della Borsa Italiana. Di fatto però il risparmiatore che ne possedeva ha subito un danno perché s’è ritrovato contro la sua volontà con un investimento illiquido.

Quotazioni inutili. Ma la Borsa Italiana ne ha combinate anche altre, come quando nel novembre scorso quotò 26 titoli di stato francesi, tedeschi o spagnoli. Questa fu una vera presa in giro. È entrata nel listino una manciata di titoli che non dicono nulla e sono rimasti fuori quei tre o quattro che di cui c’era effettivamente bisogno.

Esistono (e già esistevano) titoli di stato francesi e greci legati all’inflazione europea più interessanti di quelli italiani, per es. le OATei 25-7-2032 3,15% o la Grecia 25-7-2025 2,9% nei cui confronti le banche praticano un metodico ostruzionismo. E cosa fa la Borsa Italiana? Li ignora e in compenso quota i Bonos spagnoli 2014 4,75% o le Bundesobligationen tedesche 2008 4,25%, che sostanzialmente sono dei doppioni rispetto a titoli del Tesoro di pari scadenza. Coerentemente non s’impegna per inserire ora nel listino il migliore fra titoli indicizzati all’inflazione italiana, ovvero le Infrastrutture 31-7-2019 2,25% che logicamente moltissime banche rifiutano con vari pretesti a chi glieli chiede. Per dettagli sui suddetti titoli si veda la mia pagina web all’Università di Torino: www.beppescienza.it.

Patti Chiari. Ma allora è vero che la Borsa Italiana fa gl’interessi delle banche, sue azioniste, a danno dei risparmiatori italiani? Il dubbio era già venuto nel 2003 esaminando quello sgorbio che è progetto Patti Chiari, con cui il sistema bancario italiano ha tentato di recuperare un po’ della credibilità che aveva giustamente perso. Sorprendentemente l’elenco degli oltre mille titoli consigliati comprendeva una sola obbligazione quotata in Italia. Al che uno si sarebbe aspettato vibrate proteste dalla Borsa Italiana. Invece niente. L’istituzione diretta da Massimo Capuano si è presa tranquillamente lo schiaffo in faccia, senza neanche fare vedere essersene accorta.

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