Roma – Era fin dall’inizio una delle maggiori iniziative democratiche del Trattato di Lisbona. Ma in pochi sono al corrente della sua entrata in vigore: dal primo aprile basta raccogliere un milione di firme in sette stati sui 27 dell’Unione Europea per imporre ai legislatori europei di regolare materie fondamentali agli occhi dei cittadini, quali la disoccupazione, l’acqua, il roaming dei telefonini e perche’ no la tassazione delle transazioni finanziarie.
Se volete che Barroso si occupi di adottare misure per rafforzare il sistema di indennizzi ai disoccupati o per alimentare la crescita, sara’ sufficiente attivarsi per raccogliere un milione di firme, andando a pescare tra i maggiorenni dei 502 milioni di cittadini Ue. Con i social media e i passa parola su Internet e’ un traguardo raggiungibile in 12 mesi (il tempo concesso dal regolamento). Passando per la via piu’ democratica che esiste al giorno d’oggi.
Il problema e’ che, come emerge dai sondaggi, molti non hanno idea di cosa si nasconda dietro l’European Citizens’ Initiative. Secondo Martin Schultz, leader dei Socialisti al Parlamento Ue, potrebbe essere lo strumento decisivo per convincere le autorita’ ad adottare una tassa sulle transazioni finanziarie. Della quale si discute da anni, ma di cui non si e’ mai vista l’ombra, per via della divergenza di opinioni tra le potenze mondiali e d’Europa. Se i politici non riescono a trovare un’intesa, spetta ai cittadini imporre la direzione da prendere. Un po’ come avviene nella Confederazione Elvetica.
Nell’articolo 11 al paragrafo 4 del Trattato di Lisbona si legge che “un milione di cittadini residenti in un numero significativo di stati membri puo’ invitare la Commissione Europea, nell’ambito di quelle che sono le sue facolta’, a sottomettere qualsiasi proposta nelle materie sulle quali i cittadini considerano indispensabile che l’Unione emetta un atto legale volto a implementare i Trattati”.
Le procedure e le condizioni richieste per un’iniziativa popolare di questo tipo sono determinate nel primo paragrafo dell’articolo 24 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU). Secondo i promotori si tratta del “primo esperimento di democrazia partecipativa trasnazionale”. Ma solo in pochi sanno di cosa si tratta o sono stati informati della sua esistenza. Un esempio su tutti: in Irlanda un sondaggio ha rivelato che l’86% della popolazione non ha la minima idea di cosa si tratti, non avendone mai sentito parlare.
Il 70% degli interpellati nel 2010, tuttavia, ha dichiarato che prenderebbe seriamente in considerazione l’ipotesi di servirsene. Un altro esempio: alla consultazione pubblica del 2009-2010, in cui la Commissione chiedeva ai cittadini cosa ne pensassero dell’iniziativa, sui 500 milioni che la Eci punta a coinvolgere, hanno risposto appena 160 persone.