Monta la rabbia dei soci azionisti alla riunione annuale della travagliata banca americana Citigroup. Solitamente un incontro di questo tipo puo’ durare molte ore, con gli azionisti intenti a far valere le proprie ragioni ed esprimere le proprie lamentele, e in questo senso la riunione odierna non rappresenta un’eccezione.
Quando il presidente di Citi, Richard Parsons, ha fatto i nomi dei cinque membri del Consiglio che si apprestano a lasciare il loro incarico in seno alla banca, tra cui l’ex presidente Win Bischoff e l’ex Segretario del Tesoro Usa Robert Rubin, un uomo del pubblico ha urlato dal fondo: “Grazie a Dio ve ne andate!”.
L’amministratore delegato della banca, Vikram Pandit, ha tentato di rendere piu’ rilassata l’atmosfera nella stanza dell’Hotel Hilton di New York, sottolineando agli azionisti che Citi non e’ piu’ la stessa societa’ di un anno fa, quando e’ diventato ormai evidente che l’istituto stava cadendo sotto il peso di miliardi di dollari di debito.
Nel suo primo intervento, Pandit ha detto che i quattro nuovi membri del consiglio porteranno “occhi nuovi” alla banca. Il manager ha inoltre parlato della “nuova struttura”, che ha diviso la banca in due parti, della “nuova strategia” e del “nuovo inizio” che la banca si appresta a vivere.
Al meeting i soci azionisti dovranno votare per decidere sull’eventuale insediamento di quattro nuovi dirigenti, tra cui l’ex amministratore delegato di U.S. Bancorp, Jerry Grundhofer, l’ex AD della Bank of Hawaii, Michael O’Neill, l’ex presidente della Fed Philadelphia Anthony Santomero e William S. Thompson Jr., ex AD di Pimco. Dovranno esprimersi inoltre sulla rielezione di alcuni dei dirigenti attuali, responsabili delle trascuratezze del passato.
“Citi e’ una delle principali opportunita’ di business della nostra epoca”, ha detto Pandit, aggiungendo: “Ritengo fermamente che Citigroup abbia quello che serva per ripartire e che abbia tutto il necessario per avviare una fase di ricostruzione”. Da anni molti azionisti chiedono con insistenza un cambiamento agli alti piani della banca, ma alcuni sostengono che i nuovi nomi proposti per il board non rappresentino in realta’ un punto di svolta abbastanza netto con il passato.