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Cinque milioni di dollari per la ricerca dell’immortalità

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Trovare finanziamenti per la ricerca negli Stati Uniti non è complicato. Se un progetto è valido, scienziati, ricercatori, medici, ingegneri, accademici di diverse discipline, possono accedere ai fondi statali e fare affidamento sulle generosità delle fondazioni private. Cinque milioni di dollari per un filosofo sono però una novità. Anche per il mondo accademico Usa. Sono i soldi che John Martin Fischer, professore di filosofia all’Università di California-Riverside (una delle dieci università statali del “Golden State”) ha ottenuto dalla Templeton Foundation per “The Immortality Project”, programma triennale per studiare i “segreti dell’immortalità”.

Un notevole investimento, che la Templeton – fondazione filantropica di tendenza conservatrice – ha voluto elargire per trovare risposte a millenarie domande: se e in quale forma le persone sopravvivono, o possono sopravvivere, alla morte del corpo; quanto credere nell’immortalità influenza il carattere, gli atteggiamenti e le credenze di uomini e donne; perché la gente è portata a credere a una vita ultraterrena; se è o meno irrazionale desiderare l’immortalità. Domande non da poco, come è evidente, ma Fischer – che pure si definisce un “non credente” – è convinto della bontà del milionario progetto: “Le persone hanno pensato all’immortalità nel corso di tutta la storia, abbiamo un bisogno innato di sapere cosa ci succederà dopo la morte.
Un dibattito che va avanti da secoli e che ha riguardato soprattutto la letteratura, in particolare la fantasy, ed ovviamente la teologia in termini di aldilà, paradiso, purgatorio o karma. Nessuno ha ancora offerto uno sguardo complessivo al tema che metta insieme scienza, teologia e filosofia”.

Una parte dell’ambizioso progetto sarà focalizzato sulle esperienze della “quasi-morte”. Un grande numero di americani che sono passati attraverso situazioni simili (coma o altro) le hanno descritte come un tunnel che in fondo ha una luce. Completamente diverse le sensazioni dei giapponesi, per cui l’aldilà consiste invece in un giardino. La Templeton è una delle più grandi fondazioni di ricerca sul ruolo della religione ed è stata più di una volta portata sul banco degli accusati dal mondo accademico. Come tutte le organizzazioni filantropiche non potrebbe finanziare attività legate alla politica, ma diverse inchieste giornalistiche hanno dimostrato legami poco chiari con gruppi conservatori. Anni fa il New York Times l’accusò di appoggiare la causa dell'”intelligent design movement”, il movimento cristiano che contesta le teorie di Darwin e vuole che vengano abolite dall’insegnamento scolastico.

Parlando con il Washington Post, Fischer ha precisato che nella ricerca non c’è niente di esoterico, ma che il suo principale interesse riguarda la longevità dell’essere umano e i progressi della scienza medica che rendono inevitabili alcune domande: cosa succederebbe se potessimo vivere per sempre? Che ruolo giocano la morte e il nostro concetto di mortalità durante la nostra vita? Per come è strutturato il nostro cervello è naturale credere nell’aldilà? Perché si vuole credere nell’inferno e nel paradiso e quanto questo incide sulla nostra fede? “Non so se credo nell’adilà” dice Fischer “ma certamente è molto affascinante pensare che possa essere una scelta”. Quasi la metà dei cinque milioni di dollari – sostiene la UC Riverside – verrà impiegata per la ricerca, una parte dei soldi servirà per organizzare due grandi conferenze internazionali (la prima delle quali dovrebbe tenersi alla fine del secondo anno di ricerche) e per finanziare un sito web dove si possano seguire i progressi degli studi sull’immortalità in tempo reale da ogni parte del mondo.

Quello finanziato dalla Templeton non è l’unico progetto del genere. Anche in Europa, all’università inglese di Birmingham, David Cheetham e Yujin Nagasawa, direttori del John Hick Centre for Philosophy of Religion stanno lavorando su “Morte, immortalità e vita ultraterrena”. Un progetto di due anni, finanziato in parte dall’università di Innsbruck, in parte proprio dalla Templeton. Che ha finanziato i due studiosi con una cifra decisamente inferiore: 8550 euro.

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