Nei primi nove mesi del 2006 il saldo della bilancia commerciale tra Italia e Cina peggiora del 24 per cento, ma in alcuni settori, a cominciare dalle tecnologie per l’ambiente, abbiamo ottime possibile per cominciare a riequilibrare i conti. Lo afferma Davide Cucino, presidente della Camera di commercio italiana a Pechino, intervenendo a Lecco alla XV Convention mondiale delle Camere di commercio italiane all’estero (Ccie). “La nostra presenza in Cina è ancora debole – spiega – soprattutto per l’assenza operative delle grandi aziende. Le recenti missioni governative porteranno senz’altro risultati e già le nostre esportazioni sono aumentate negli ultimi mesi del 23,3 per cento”. Resta il fatto che anche l’import continua ad aumentare sensibilmente. Il risultato è uno sbilancio passato da meno 7.443 milioni di euro dei primi sei mesi del 2005 ai meno 9.243 milioni del primo semestre 2006”. Gli italiani, aggiunge, possono comunque farsi valere esportando progettazione di infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, settori in cui il nostro know how è ancora molto apprezzato. L’incoming turistico, per quanto promettente (in settembre l’Italia è il Paese che rilascia il più alto numero di visti turistici), è compromesso dalla crisi di Alitalia, cioè dalla mancanza di collegamenti diretti. I viaggiatori cinesi arrivano dunque da noi quando ormai sono passati da Francia, Inghilterra, Germania, dunque con meno soldi in tasca. “Il filone ambientale”, sostiene Cucino, “è comunque quello che offre maggiori possibilità di investimento per i nostri imprenditori. In questi anni il nostro apporto è stato fondamentale per bonificare i fiumi, per smaltire i rifiuti e sul fronte delle energie alternative. L’Italia è in pole position e può giocare un ruolo importantissimo in questo settore anche nei prossimi anni”. Anche il tessile, secondo Cucino, offre ancora molte possibilità di sviluppo. Nei primi sette mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2005, il nostro export aumenta del 12 per cento e per il presidente della Camera di commercio italiana in Cina “i nostri prodotti stanno sempre più conquistando i piccoli centri, soprattutto in una fascia medio alta di mercato”. Stanno inoltre crescendo gli investimenti diretti in Italia, anche se la burocrazia rappresenta ancora un freno eccessivo.