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Cina:cinesi studiano il modello italiano di Pmi

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Nei primi sette mesi del 2006 il saldo della bilancia commerciale tra Italia e Cina peggiora del 16,5 per cento, ma alcuni settori si stanno dimostrando molto vitali per le aziende italiane. Tra questi vi sono l’ambiente, le infrastrutture e, inaspettatamente, la formazione di dirigenti e quadri. È quanto comunica l’Assocamerestero, l’associazione delle Camere di commercio italiane all’estero (Ccie).
Oggi, tra l’altro, la Camera di commercio italiana in Cina, assieme a Beijing Univels Ltd, avvia un corso di formazione per manager cinesi delle imprese statali e per i quadri della pubblica amministrazione cinese in quanto la Cina si pone l’obiettivo di riqualificare le proprie aziende statali per poi venderle. Durante le lezioni, che termineranno il prossimo 24 novembre, saranno analizzati i modelli di privatizzazione sviluppati in Italia e le strategie delle nostre pmi per conquistare i mercati esteri. I docenti sono esperti, manager e personalità di altissimo livello dell’apparato statale e manageriale italiano. Insomma, le privatizzazioni italiane fanno scuola.
Più in generale, “la nostra presenza in Cina è ancora debole – spiega la nota di Assocamerestero – ma il futuro sembra roseo se si considera che le nostre esportazioni sono aumentate nei primi sette del 2006, se confrontati con lo stesso periodo dello scorso anno, sono cresciute 18,5 per cento. Ma anche l’import continua ad aumentare sensibilmente, del 17 per cento per la precisione. Gli italiani possono comunque farsi valere esportando progettazione di infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, settori in cui il nostro know- how è ancora molto apprezzato “.
Il filone ambientale è comunque quello che offre maggiori possibilità di investimento per i nostri imprenditori, chiarisce il comunicato dell’associazione delle Ccie. In questi anni il nostro apporto è fondamentale per bonificare i fiumi, per smaltire i rifiuti e sul fronte delle energie alternative. L’Italia è in pole position e può giocare un ruolo importantissimo in questo settore anche nei prossimi anni.
Anche il tessile, fa notare il presidente della Camera di commercio italiana in Cina, Davide Cucino, offre ancora molte possibilità di sviluppo. Nei primi sette mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2005, il nostro export aumenta del 12 per cento e, secondo Cucino, “i nostri prodotti stanno sempre più conquistando i piccoli centri, soprattutto in una fascia medio alta di mercato “.
L’incoming turistico, per quanto promettente (nello scorso mese di settembre l’Italia è il Paese che rilascia il più alto numero di visti turistici), è compromesso dalla crisi di Alitalia, cioè dalla mancanza di collegamenti diretti. I viaggiatori cinesi arrivano dunque da noi quando ormai sono passati da Francia, Inghilterra, Germania, dunque con meno soldi in tasca.