CINA: VADEMECUM PER IL PICCOLO INVESTITORE

di Redazione Wall Street Italia
16 Maggio 2005 16:30

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L’insistenza con la quale si parla del boom economico cinese, e dei rischi e delle opportunità ad esso connesse per l’economia reale, non poteva non risvegliare l’interesse anche della comunità finanziaria, investitori privati inclusi.

Investire in Cina, come anche in India o in altri paesi asiatici, non è pero’ ancora una prassi comune per il risparmiatore domestico. Oltre che capire se vi sono delle opportunità da fruttare investendo nelle borse di questi paesi, quindi, è anche necessario capire quali sono gli strumenti per un eventuale intervento.

L’investitore deve partire dalla premessa che si tratta di paesi ad alto tasso di crescita, ma ancora non maturi se valutati con il metro delle economie occidentali più affermate (basti pensare all’atteggiamento che il governo di Pechino mantiene nei confronti della possibilità di vedere oscillare liberamente la moneta nazionale, lo yuan, nei confronti del dollaro).

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Per tale ragione, un eventuale investimento va effettuato con un’ottica di lungo termine (la rapidità della crescita puo’ causare oscillazioni pronunciate delle borse in questioni sia al rialzo che al ribasso) e, soprattutto, la somma impiegata deve essere marginale rispetto a quella da detenere su aree geografiche più “tradizionali”.

A riprova di quanto appena affermato vi è il fatto che se vi va a guardare l’andamento delle borse nel 2004 è facile accorgersi di come Piazza Affari, espressione di una economia che sta lottando per uscire dalla stagnazione (ma dove alcuni settori, ad esempio quello delle banche, risultano ancora molto redditizi) abbia messo a segno una performance decisamente lusinghiera, mentre Shanghai e Shenzhen sono risultati tra i listini peggiori tra quelli dei paesi “emergenti” nonostante la crescita economica esponenziale delle economie che rappresentano.

Chi non se la è cavata affatto male nel 2004 è stata la borsa di Hong Kong, passata dai 12664 punti del gennaio ai 14230 del dicembre (+12,3% circa). Ed è proprio da questo listino che si può partire per cercare di capire se vi è ancora del valore da estrarre a partire dalle quotazioni attuali.

Dopo la rapida salita messa a segno nella seconda metà del 2004 l’indice Hang Seng ha vissuto nei primi mesi di quest’anno una fase laterale, la cui base, in area 13300, ha ritracciato il 30% circa del precedente rialzo. Per il momento quindi la mancanza di una direzione precisa deve essere considerata una semplice pausa dell’uptrend, che potrebbe quindi riprendere anche in tempi brevi.

Sarà il superamento del limite superiore della fascia laterale, posto a 14350 punti circa, a segnalare il ritrovato spunto rialzista. Come sempre avviene quando si è in presenza di una fase laterale contenuta in un rettangolo (ed il caso attuale ne è un esempio), è possibile ipotizzare un primo target rialzista proiettando verso l’alto l’ampiezza della fase laterale stessa.

Per l’Hang Seng, con il superamento di ara 14350 il primo obiettivo si colloca a 14950, quello e successivo a 15350. E’ importante notare che in caso di rottura di 14500 l’indice supererebbe anche il 62% di ritracciamento del ribasso dal top del 2000, un ulteriore segnale in favore del proseguimento del trend positivo anche nel medio termine, al di sopra degli obiettivi indicati (per convenzione, il 62% retracement rappresenta un’inversione di trend: in questo caso la tendenza negativa avviata nel 2000 risulterebbe negata ed il nuovo trend rialzista, attivo dal 2003, potrebbe estendersi senza doversi più misurare con il precedente ribasso).

Per il privato che volesse intervenire direttamente con investimenti in queste aree, dal 24 febbraio 2005 esiste una opportunità in più: da quella data infatti è negoziato sul listino milanese l’Etf Ftse/Xinhua China 25, il cui benchmark è calcolato su di un numero di titoli pari a 25 ed il cui andamento è molto simile a quello relativo all’indice Hang Seng.

Nel corso del mese di aprile l’Etf relativo alla Cina non ha subito alcun indebolimento, portandosi anzi a ridosso del limite superiore relativo al trading range sviluppato negli ultimi mesi. Tale circostanza dovrebbe quindi rappresentare un ottimo punto di partenza per lo sviluppo di un rally di medio periodo, con i prezzi che potrebbero facilmente oltrepassare le resistenze di area 44.00 per spingersi in direzione di quota 48.00 (12% dai valori attuali).

Questa ipotesi verrebbe messa in discussione solo da un cedimento di area 40.00, quota sotto la quale l’investitore che avesse in portafoglio questo strumento dovrebbe attivare uno stop loss, almeno parziale, a protezione della sua posizione.

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