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Cina, stretta creditizia positiva per l’economia

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PECHINO (WSI) – Le società di brokeraggio e investimenti cinesi scommettono che il rialzo dei tassi creditizi maggiore dai tempi dei record dello scorso giugno sia una buona notizia per l’economia del Dragone, piuttosto che un segnale della debolezza dell’industria finanziaria.

È dal 17 ottobre che la banca centrale cinese non inietta fondi nel sistema bancario, spingendo il tasso di rifinanziamento pronto contro termine a sette giorni in aumento di 138 punti, a quota 4,88%, ai massimi da quattro mesi.

Tuttavia i contratti swap a un anno, il tasso fisso che le banche devono pagare per assicurarsi di ricevere prestiti dalla banca centrale per 12 mesi, è salito di appena 11 punti base al 4,08% ben al di sotto dei livelli di qualche mese fa. L’andamento rispecchia le attese per un incremento graduale del costo del denaro. In giugno, quando gli investitori erano preoccupati che le banche non riuscissero a rispettare i pagamenti, era stato toccato il picco del 5,06%.

La stretta monetaria rispecchia la solidità dell’economia, con il Pil che è cresciuto del 7,8% negli ultimi tre mesi conclusi a settembre, mettendo fine a un rallentamento che durava da due trimestri.

Le possibilità di una crisi del mercato creditizio stanno diminuendo, e secondo gli ultimi sondaggi durante la prossima riunione il Partito Comunista al potere farà di tutto per ridurre l’ammontare di debito dei governi locali e le dimensioni del fenomeno del sistema bancario collaterale ombra, cosiddetto di “shadow banking”.

“Ora che le autorità di politica monetaria sono convinte che gli obiettivi di crescita possono essere raggiunti, la banca centrale pensa che sia il momento di fare sforzi per rispettare tali obiettivi”, ha dichiarato a Bloomberg Guo Caomin, un analista del mercato dei bond presso Industrial Bank, a Shanghai.

Se la banca centrale non dovesse imporre una stretta monetaria quando ritorneranno i flussi di capitale, l’immobilismo equivarrebbe a un allentamento monetario.