All’inizio dell’estate il primo ministro cinese Web Jiabao Earlier ha promesso che avrebbe usato il pugno di ferro per migliorare l’efficienza energetica e un numero crescente di aziende ora ha capito cosa intendeva. Oltre 2000 fabbriche di acciaio, cemento e altri materiali industriali chiuderanno i battenti entro il 30 settembre, nell’ambito di un piano di rimodernizzazione delle attivita’ industriali del Paese.
Gli analisti del settore energetico ritengono il piano un importante passo in avanti per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica preposti, che per essere centrati hanno bisogno tuttavia di essere accompagnati da ulteriori misure. L’efficienza e’ aumentata del 14.4% nei primi quattro anni del piano quinquennale, prima di deteriorasi del 3.6% nei primi tre mesi dell’anno. Il governo ha pertanto deciso di correre ai ripari.
Nel corso degli anni, i funzionari provinciali e comunali hanno cercato di bloccare i tentativi di Pechino di chiudere le fabbriche piu’ obsolete. Questi funzionari hanno cercato in particolare di proteggere le acciaierie e fabbriche che si occupano di attivita’ industriali nei metalli pesanti, oltre che le loro migliaia di operai e altri dipendenti.
Ma stavolta l’amministrazione cinese vuole prevenire a tutti i costi un simile ostruzionismo e per farlo ha intenzione di impedire agli stabilimenti presenti nella lista di quelli condannati alla chiusura di ottenere prestiti bancari, crediti all’esportazione, licenze commerciali e terreni. Il governo ha anche avvertito che avrebbe disattivato l’energia elettrica degli impianti, se mai avesse dovuto presentarsi la necessita’.
L’obiettivo della chiusura delle fabbriche e’ quello di “potenziare la struttura di produzione, aumentare il livello di capacita’ tecnica e la competitivita’ internazionale e di realizzare allo stesso tempo una trasformazione del settore passando dal concetto di ‘essere grandi’ a quello di ‘essere forti'”, ha sottolienato il ministero dell’Industria e dell’Informazione Tecnologica.
L’iniziativa e’ solo l’ultima di una serie di misure volte ad aumentare l’efficienza energetica. Il governo ha annunciato venerdi’ scorso di aver costretto 22 province a fermare la loro pratica di rifornimento dell’energia elettrica a prezzi scontati nel settore energetico, come ad esempio nella produzione di alluminio.
L’attuale piano quinquennale cinese invita a utilizzare il 20% di energia per ogni unita’ di produzione economica in meno quest’anno rispetto al 2005. Ma l’impennata della produzione nel business dell’industria pesante dall’inverno dell’anno scorso ha messo in dubbio la capacita’ di Pechino di raggiungere l’obiettivo.
Il successo o il fallimento della campagna per aumentare l’efficienza energetica della seconda economia al mondo e’ guardato da vicino non solo da analisti economisti, che citano la campagna come un’iniziativa importante per la crescita cinese, ma anche da ambientalisti e scienziati esperti di cambiamenti climatici.