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Cina: Petrolio, un asse con Mosca

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La russa Rosneft realizzerà una raffineria in joint venture con la cinese Cnpc. Il 51 per cento della società sarà controllato da Cnpc (China National Petroleum Co) e il 49 da Rosneft. La raffineria, dichiara il presidente di Rosneft, Sergey Bogdanchicov, produrrà fino a 70 milioni di barili di petrolio al giorno. L’accordo, di cui non sono rivelati i termini finanziari, prevede anche l’apertura di 300 distributori in Cina. Lo scorso mese le due società dànno vita a un’altra joint venture in Russia, la Vostock Energy, per attività di prospezione ed estrazione, mentre all’inizio dell’anno Rosneft conclude un accordo siberiana e spera di portare l’export a 219 milioni di barili quando sarà completato l’oleodotto siberiano. La Cina intende avviare un ambizioso programma di ricerche petrolifere nel Sinkinang, non lontano dalla frontiera con il Kirghizistan. Sarà completata entro giugno, a tempo di record, una nuova camionabile lunga 440 chilometri che attraversa le zone desertiche per congiungere la città di Aksu con la zona petrolifera del bacino di Tarim, dove da anni sono in corso ricerche geofisiche per appurare la presenza di riserve petrolifere. Alla PetroChina, la società che dovrà sviluppare le potenziali risorse, si dovrebbero associare varie società petrolifere straniere, tra cui Shell, Total, Chevron ed Eni con cui sono in corso negoziati: la partecipazioni di società straniere è indispensabile per l’apporto tecnico-organizzativo che sono in grado di dare allo sviluppo della regione. La nuova camionabile è indispensabile per il trasporto di sonde, materiale per lo sviluppo dei potenziali giacimenti e personale. Le riserve presunte della nuova regione petrolifera sono stimate attorno ai 35-45 miliardi di barili che, se confermate, farebbero diventare quasi autosufficiente la Cina nei prossimi anni. Al momento Pechino produce circa 3,6 milioni di barili al giorno e ne consuma 7 milioni. Entro il 2030 i consumi cinesi potrebbero superare i 12 milioni di barili al giorno e, se fossero confermate le valutazioni dei geologi, per quella data il bacino di Tarim potrebbe produrre oltre 3 milioni di barili al giorno. Nel frattempo la compagnia petrolifera anglorussa Tnk-Bp versa all’erario moscovita oltre 30 miliardi di rubli (pari a 1,13 miliardi di dollari) di tasse arretrate relative agli anni 2002-2003. Lo conferma il ministro delle Finanze russo, Alexei Kudrin. Una fonte vicina alla compagnia dice, in precedenza, che vengono pagati 38,5 miliardi di rubli (1,44 mld di dollari) per sanare il debito fiscale. Intanto per il terzo mese consecutivo, l’Agenzia internazionale per l’energia rivede al ribasso le sue proiezioni sulla domanda di greggio per l’anno in corso con un’immediata reazione ribassista sul prezzo del petrolio. L’Aie, secondo quanto riferisce Bloomberg News, prevede ora che la domanda di petrolio per l’anno in corso salga dell’1,1 per cento a 84,5 milioni di barili al giorno, contro la precedente stima di una crescita dell’1,2 per cento.