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Cina: il boom piace a Moody’s. Pronto upgrade del rating. Ma…

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(Aggiornato)

(WSI)– Buone notizie per la Cina. Moody’s Investors Service ha annunciato oggi un possibile upgrade del rating “A1” sul debito governativo del Dragone, sulla base di alcune considerazioni. Innanzitutto, la Cina può contare su robuste prospettive di crescita.

Un peso positivo hanno avuto inoltre il programma di stimolo adottato durante il periodo della crisi finanziaria globale, definito dall’agenzia di rating “determinato ed efficace”, e il contenimento dei rischi legati alla storica espansione del credito nel 2009.

Moody’s ha affermato che concluderà la propria revisione entro tre mesi. Ma i segnali positivi ci sono tutti, visto che il miracolo Cina continua senza sosta: basti pensare che, secondo la recente proiezione ufficiale del governo, la crescita del Pil cinese dovrebbe accelerare al 9,5% quest’annosettembre dal 9,1% dello scorso anno. E che nei primi due trimestri dell’anno il Pil cinese è cresciuto dell’11,9% e del 10,3% rispettivamente.

Nel giustificare il proprio giudizio positivo, Moody’s ha sottolineato anche che le banche più importanti della Cina non sono state danneggiate dalla crisi mondiale; non solo. Nel caso, gli istituti sarebbero in grado di assorbire ogni eventuale perdita in modo autonomo, dunque senza aiuti.

“Ciò significa che probabilmente le banche non rappresenteranno alcun rischio per i conti pubblici del governo”, ha precisato l’agenzia di valutazione. In più, ha continuato Moody’s, i conti pubblici della Cina sono solidi, tanto che si prevede che il livello del debito governativo possa rimanere ancora sotto la soglia del 20% del Pil.

Detto questo, Moody’s parla anche dei rischi che minacciano il sogno cinese.

“Un grave deteriorameno nei rapporti bilaterali commerciali con gli Stati Uniti avrebbe effetti negativi sulla ripresa economica globale già debole, e aumenterebbe i rischi di una recessione nella forma di double dip a livello globale”, ha avvertito l’agenzia.

Un avvertimento che fa pensare, soprattutto in un momento in cui si parla sempre di più di guerra valutaria.