La crescita cinese prima o poi dovrà rallentare. Lo ha detto l’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, durante un intervento a una conferenza due giorni fa a New York. L’ex banchiere centrale, considerato uno dei massimi guru nella finanza mondiale, ha spiegato di non voler parlare di politica economica, aggiungendo che alle sue opinioni viene attribuito un impatto maggiore di quello che effettivamente hanno. “Vengo accusato – ha del resto lamentato Greenspan secondo quanto riporta Bloomberg News – di indurre fluttuazioni sul mercato”. Greenspan ha tuttavia fatto alcuni commenti sull’attuale calo dei prezzi dei titoli di Stato statunitensi, con il rendimento sul treasury decennale balzato ieri a quota 5,2 per cento. Greenspan ha detto di non ritenere preoccupante che la Cina possa vendere sul mercato titoli di Stato americani e, comunque, ha spiegato che non c’è alcuna prova che sia Pechino a vendere treasury.
L’indice di riferimento per l’azionario cinese, il Csi 300, dovrebbe calare del 54 per cento per allinearsi con il rapporto prezzo/utile dell’indice di Hong Kong Hang Seng China Enterprises index, che monitora l’andamento in Borsa di 41 società della Cina continentale quotate sul mercato della ex colonia britannica. Il Csi 300 dovrebbe addirittura scendere del 65 per cento per eguagliare il rapporto prezzo/utile medio dei titoli trattati a Singapore, secondo calcoli di Bloomberg News.
Valutazioni così diverse sono causate in parte delle restrizioni che limitano gli investimenti stranieri in Cina e che riducono le possibilità per i cinesi di investire all’estero, rendendo così difficile sfruttare scarti di valore anche piccoli tra i titoli di una stessa società quotata su varie piazze estere, il cosiddetto arbitraggio. Nel corso del tempo, le valutazioni in Cina si allineeranno a quelle degli altri mercati, spiega Jim Rogers, che ha iniziato nel 1999 a comprare azioni cinesi e che è presidente della newyorkese Beeland Interests Inc. “Prima o poi, tutte le azioni cinesi saranno trattate con le stesse valutazioni dappertutto”, sostiene Rogers.