La Cina, la sola economia nel mondo ad aver accumulato mille miliardi di dollari in riserve valutarie, è pronta a rivedere le modalità di gestione di questo monte di attività, provocando oscillazioni sui mercati finanziari. Pechino potrebbe decidere di destinare una quota delle riserve verso attività ad alto rendimento e materie prime, ma gli investitori sono ansiosi di capire se la diversificazione porterà anche un calo delle attività in dollari. Nei prossimi mesi la Cina potrebbe decidere di creare una società di investimenti simile alla Government of Singapore Investment Corp (Gic), che gestisce attività per oltre 100 miliardi di dollari. I leader cinesi dovrebbero discuterne in un incontro su temi finanziari atteso a breve, riferiscono alcuni analisti. “Succederà senz’altro. Maggiori sono le riserve, più facile diventa prendere 10 o 20 miliardi di dollari dal monte riserve e metterle in un fondo di qualche tipo”, commenta Stephen Green, economista di Standard Chartered Bank a Shanghai. “Il problema non è l’intenzione del Governo di farlo, ma come farlo”, aggiunge. Il vice premier, Zeng Peiyan, propone di attingere risorse dalle riserve valutarie per assicurare l’accesso a fonti energetiche a un’economia che nel 2006 segnerà il quarto anno consecutivo di crescita a due cifre. Le acciaierie cinesi sono sotto pressione a causa del rialzo dei prezzi del ferro che viene comprato all’estero. Quella della diversificazione delle riserve “sembra l’opportunità per cogliere contemporaneamente due obiettivi: quello di correggere il crescente squilibrio della bilancia dei pagamenti e quello di approvvigionarsi di petrolio e risorse minerarie”, scrive il China Daily in un editoriale del 28 dicembre scorso. Gli analisti dicono che la riforma è imminente, nonostante il braccio di ferro burocratico tra la Banca del Popolo di Cina e il ministero delle Finanze, che si contendono il controllo di una futura società di investimenti. Alcuni economisti vicini al Governo suggeriscono che il ministero delle Finanze acquisti riserve estere dalla Banca centrale e le investa all’estero, ma la Pboc insiste sul fatto che la State Administration of Foreign Exchange (Safe) e il suo braccio operativo sugli investimenti siano sotto la sua responsabilità. Cercando di sostenere un settore finanziario ancora fragile, la Banca centrale inietta 60 miliardi di dollari di riserve nella China Construction Bank, nella Bank of China e nella Industrial and Commercial Bank of China. In aggiunta, la Banca centrale ha già una società responsabile per gli investimenti, il Central Huijin Investment Co., creata a fine 2003 per gestire le riserve iniettate in altre società. La società che gestisce gli investimenti per lo Stato di Singapore è fondata, invece, nel 1981 per investire le riserve in diverse attività e, di recente, decide di diversificare a favore di investimenti più rischiosi.
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