
Pechino – La crescita economica non è tutto. Parole che molto probabilmente non sentiremo dire, alla situazione attuale, da qualcuna delle varie economie industrializzate. Ma la Cina, è risaputo, di crescita economica “ne ha da vendere”. La variazione del Pil è stata superiore al +8% dal 2005 al 2011. Si, anche nel 2008-2009, proprio nel bel mezzo della recessione globale. Ma adesso sembrerebbe essere arrivato il momento di rallentare il passo.
Minore inquinamento, minore diseguaglianza tra la popolazione e minori rischi di instabilità finanziaria, superano di gran lunga i benefici scatenati da una forte crescita economica. È questo il segnale che il Premier cinese Wen Jiabao potrebbe lanciare il 5 marzo a Pechino durante l’Assemblea Nazionale del Popolo, secondo quanto atteso dagli analisti intervistati da Bloomberg. Il target sulla variazione del Pil dovrebbe dunque essere rivisto al ribasso e secondo le attese, in media, dovrebbe essere del +7,5%.
Indicatore che le autorità sembrano essere sempre più disposte ad accettare un cambiamento richiamato diverse volte a livello internazionale: da un’economia basata sulle esportazioni e gli investimenti, a una verso maggiori consumi interni.
Minore crescita che dovrebbe aiutare il governo nel suo progetto di contrastare questi sbilanciamenti in atto che rischiano, proprio secondo l’ultimo report della Banca Mondiale, di portare a una profonda crisi economica nel paese, a meno di riforme urgenti.