Le banche d’affari Usa dovranno per un po’ rinunciare al promettente mercato del trading cinese, dove in un anno il numero medio delle azioni scambiate giornalmente è più che raddoppiato: le autorità regolatorie cinesi dei mercati finanziari hanno infatti imposto uno stop all’acquisto da parte di banche stranieri dei broker nazionali. La decisione è stata presa “per consentire alle nostre società di crescere”, spiega il presidente dell’authority, Shang Fulin. I broker cinesi sono infatti appena ritornati all’attivo dopo alcuni anni di difficoltà . Nel 2004 i maggiori 50 broker nazionali riportano un rosso di 562 milioni di dollari. Da allora il Governo cinese incoraggia il settore a consolidarsi attraverso fusioni e acquisizioni e il dimagrimento del comparto (le società registrate sulla piazza di Shanghai sono scese da 154 a 143) porta frutti: nei primi quattro mesi di quest’anno i broker nazionali riportano profitti per circa 4 miliardi d yuan, ovvero 503 milioni di dollari. Lo stop imposto dalle autorità regolatorie ha dunque come conseguenza che non si possano accodare altre straniere alle uniche due già operanti nell’attività di brokeraggio in Cina, ovvero Ubs e Goldman Sachs. Quest’ultima è la prima, nel 2004, a sbarcare sul territorio cinese, attraverso una partnership a Pechino con Gao Hua Securities. A giugno scorso poi si aggiunge la svizzera Ubs che, dopo nove mesi di attesa per il via libera, apre una sua branca e intende espandersi con l’acquisizione di Pechino Securities. Dopo Goldman, altre big di Wall Street, a cominciare da Citigroup, dichiarano l’intenzione di espandersi in Cina dove il trading azionario sta vivendo, parallelamente al boom economico, un periodo di grande effervescenza. Il Shanghai Composite Index regista quest’anno un’impennata del 41 per cento, posizionandosi al decimo posto tra i listini mondiali con le maggiori performance. Il vento protezionista sull’attività finanziaria nazionale riaffiora una settimana prima dela visita in Cina del segretario al Tesoro Usa ed ex amministratore delegato di Goldman Sachs, Henry Paulson, che più volte ha esortato il colosso asiatico a una maggiore apertura della sua economia. Gli esperti ritengono, tuttavia, che lo stop ai broker stranieri non potrà durare a lungo se si vuole puntare a un reale sviluppo del mercato finanziario in Cina. Paulson, si legge sul sito Internet del Wall Street Journal e confermate dal Tesoro Usa, afferma che la Cina deve adottare in fretta un’economia di mercato o rischia di perdere la capacità di controllo della sua economia. “Chiudendo le porte alla competizione e bloccando le forze del cambiamento, il protezionismo riduce le perdite del presente sacrificando le opportunità per il futuro”, aggiunge il segretario americano.