La Banca centrale cinese ha alzato i tassi di interesse che applica sui prestiti alle banche commerciali, mostrando ancora una volta la propria determinazione a perseguire una politica monetaria restrittiva.
In particolare, l’istituto ha aumentato il “rediscount” rate al 2,25% dal precedente 1,8%: si è trattato del primo cambiamento applicato al tasso in due anni. Aumentato anche il tasso di rifinanziamento a un anno: qui l’incremento è stato di 52 punti base al 3,85%.
Da segnalare che le banche commerciali raramente fanno ricorso alla banca centrale con richieste di prestiti, in quanto la liquidità continua a essere ancora talmente elevata in Cina: di conseguenza, queste due tipologie di tassi hanno un valore più che altro simbolico.
Proprio per questo motivo, la vera brutta notizia arrivata da Pechino nelle ultime ore è un’altra. Ed è una notizia che fa tremare il mondo. Il ministero del commercio cinese ha infatti reso noto che, a partire dal prossimo anno ormai alle porte, ridurrà le esportazioni dei “rare earth” , un gruppo di 17 elementi chimici derivanti da alcuni minerali, il cui impiego è fondamentale nel comparto delle energie alternative (turbine eoliche), dell’elettronica (senza di loro BlackBerry e iPhone non esisterebbero), e dei missili teleguidati.
Di fatto, nel primo semestre del 2011 verrà autorizzato l’export di una quota pari a 14.446 tonnellate, un dato decisamente inferiore alle 22.282 tonnellate della prima metà del 2010. Si tratta di una riduzione del 35%, che non è poco se si pensa che nel 2010 il taglio era stato del 40%. D’altronde, la Cina produce il 97% dei “rare earth”, fattore che ha alimentato le preoccupazioni di tutto il mondo sulla posizione quasi di monopolio che il paese detiene nella produzione dei minerali.
Il taglio delle esportazioni è stato effettuato inoltre ripetutamente negli ultimi anni e l’effetto, ovviamente, è stato un innalzamento dei prezzi. Immediata così la critica degli Stati Uniti. “Siamo molto preoccupati riguardo alla decisione della Cina di ridurre le esortazioni sui rare earth materials”, ha detto la portavoce dell’ufficio dello US Trade Representative.
Tornando al tema tassi di interesse Zheng Liansheng, analista presso China Securities, afferma ha affermato in una intervista al The Economic Times che la mossa (di aumentare i tassi sui prestiti alle banche commerciali) “dimostra il chiaro obiettivo della Cina di alzare i tassi di interesse”.
La minaccia inflazione, che sta crescendo al ritmo più alto degli ultimi 28 mesi, è infatti sempre presente e Pechino ha già sorpreso i mercati con un aumento dei tassi benchmark, pari a 25 punti base, nel giorno di Natale. Si è trattata della seconda manovra di politica monetaria restrittiva in appena due mesi.