(9Colonne) – Roma, 23 apr – Secondo i dati raccolti ed elaborati dall’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa vale 60 milioni di euro, un quarto abbondante di tutto il mercato discografico italiano, l’industria della pirateria musicale nel nostro paese. L’Fpm (la Federazione contro la pirateria musicale) ha reso noto che nel corso del 2006 le forze dell’ordine hanno sequestrato oltre due milioni fra cd e dvd, arrestando 389 persone e denunciandone 1.104; 25 le centrali di masterizzazione (vere e proprie “fabbriche” di musica pirata) sgominate. “Le stime appaiono in leggera flessione rispetto al 2005 (1.189 denunce e 519 arresti), segno dell’efficacia delle nuove tecniche di investigazione e repressione”, spiega Paolo Gentili, dell’Iit-Cnr. Cresce invece il numero di masterizzatori (da 1.509 a 1.702) e dvd (da 930.973 a 1 milione e 4.948) posti sotto sequestro. “Ma nel bilancio complessivo pesa una rete sempre più capillare di venditori abusivi che – sotto il controllo del crimine organizzato – arriva nel Mezzogiorno a gestire fino al 40 per cento del mercato”. Secondo Fpm, la pirateria in Italia si consuma soprattutto nelle rivendite ambulanti (59%), seguite dai privati (16%), centrali di masterizzazione (14%) e negozi musicali (7%). L’Ifpi (l’organizzazione che rappresenta a livello mondiale l’industria discografica) colloca il nostro paese nella lista delle dieci nazioni più vessate dal fenomeno (al primo posto in Europa occidentale), per quanto lontano dalle punte di Indonesia (dove l’88% del mercato è nelle mani del crimine), Cina (85%), Russia (67%) o Grecia (50%). A fianco della pirateria “fisica”, inoltre, spopola il download illegale di musica via Internet tramite i circuiti “peer to peer”: quasi sempre in grado di anticipare la diffusione dei brani musicali prima ancora che arrivino negli scaffali dei negozi. Le cifre, a livello mondiale, parlano di 20 miliardi di brani musicali scaricati l’anno e punte di 10 milioni di utenti attivi contemporaneamente.
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