(Teleborsa) – La tavola nel tempo della crisi. Nel 2009 sei famiglie su dieci sono state costrette a cambiare gli acquisti dei prodotti alimentari; mentre oltre il 35 per cento ha ridotto la spesa. Il 40 per cento ha optato per prodotti di qualità inferiore e il 30 per cento ha comprato soltanto “promozioni”, sempre più frequenti nella nostra catena distributiva. Poco meno del 14 per cento ha, invece, rinunciato a pranzi e cene fuori dalle mura domestiche (ristoranti, trattorie, tavole calde, fast food, pizzerie). E così il carrello della spesa continua a modificarsi. In netto calo soprattutto gli acquisti di pane (meno 12 per cento negli ultimi due anni). E’ quanto rilevato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito ai dati Istat sui consumi delle famiglie nello scorso anno. Nel contesto dei “tagli” alimentari, si riscontra -fa notare la Cia- che circa il 50 per cento delle famiglie ha ridotto proprio gli acquisti di pane. Analogo il discorso per la scelta di prodotti di qualità inferiore, dove l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha, infatti, riguardato il pane per il 41,6 per cento. Il prodotto simbolo della dieta mediterranea, assieme alla pasta, si allontana sempre di più dalle nostre tavole, complici sia il cambiamento della dieta che ha spinto verso un calo dei consumi sia gli effetti dell’aumento medio del prezzo del pane che nello scorso anno è cresciuto di oltre il 4 per cento e del 2 per cento nel primo trimestre 2010. E proprio in quest’ultimo periodo si è avuta una contrazione nelle vendite del 4 per cento. Gli italiani -fa notare la Cia- hanno, dunque, apportato alcune modifiche al carrello della spesa. Molte di queste sono di natura strutturale, cioè indipendenti dal momento di crisi, ma dettate da nuovi stili di vita e di consumo. E’ il caso del calo nel consumo di pane, che ha trovato una valida alternativa nei suoi sostituti: crackers, grissini e fette biscottate, in particolare. La Cia ricorda che il 72 per cento degli italiani mangia pane ogni giorno, l’11 per cento 3 o 4 volte a settimana, il 10 per cento 5 o 6 volte a settimana. Nella fotografia della Cia sui consumi alimentari, si rileva che la famiglia italiana acquista con maggiore consapevolezza e attenzione al prezzo, con l’obiettivo di spendere al meglio le risorse disponibili. Si cercano alternative più convenienti, si rincorrono, appunto, le promozioni, si compra in punti vendita dove gli stessi prodotti si trovano a prezzo più basso, si guarda con interesse a saldi, sconti, offerte. Si punta, quindi, al prezzo più basso. E così l’indice degli acquisti domestici resta al palo. La ripresa ritarda e, al momento, è difficile prevedere quando si manifesterà in maniera tangibile.
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