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CI SONO MOMENTI IN CUI WALL STREET NON E’ AMATA

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(WSI) –
Con riferimento al mercato azionario nel suo complesso, un rialzo dei prezzi può derivare solo dal fatto che le società quotate in borsa hanno acquisito un maggior valore, valore che a sua volta non è null’altro che la crescita dei profitti nel tempo delle società in parola.

Se, ad esempio, si considera il mercato azionario americano, come potranno aumentare i profitti delle imprese statunitensi? Vi sono solo due strade: o quella dell’aumento dei fatturati, o quella dell’incremento dei margini di profitto. La prima via è assai difficile che sia attualmente percorribile. A chi venderanno di più le imprese?

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Agli americani? E’ un po’ difficile se si considera che il salario reale medio del 95% della popolazione si è ridotto di circa il 25% negli ultimi 15 anni. E, inoltre, le famiglie americane sono indebitate per circa mille miliardi di dollari attraverso le carte di credito e ancora di più con i prestiti personali e, soprattutto, con i mutui.

Agli stranieri? E’ vero che il dollaro si è indebolito negli ultimi anni, ma il rapporto export/import non sta migliorando, visto che quasi tutto l’indebolimento del dollaro è avvenuto contro l’euro e la sterlina, mentre il deficit della bilancia dei pagamenti statunitense riguarda prevalentemente i rapporti commerciali con l’Asia e i Paesi petroliferi.

L’aumento dei margini può passare solo attraverso l’incremento dei prezzi e la riduzione dei costi. Si dirà, tuttavia, che vi è una terza strada per aumentare i profitti: quella dell’inflazione creditizia che consente alle famiglie di acquistare sempre di più e alle imprese di effettuare sempre maggiori investimenti a parità di mezzi propri. Ma questa via è stata percorsa correndo a più non posso negli anni passati.

L’effetto di essa è stato quello di ridurre gli standard creditizi oltre ogni limite e di usare il credito in modo così smodato che gli offerenti credito, tipicamente il sistema bancario, hanno concesso a imprese e famiglie finanziamenti così abbondanti da consentire loro di comprare a qualsiasi prezzo quello che volevano acquistare.

Ma la crisi finanziaria di agosto ha reso molto più cauti gli offerenti credito: infatti il sistema bancario si è trovato di fronte a grandi minusvalenze nei propri attivi che si sono riflesse in nette riduzioni di mezzi propri. E con mezzi propri ridotti le basi patrimoniali per poter concedere i finanziamenti, in coerenza con Basilea 1 e 2, si sono contratte bruscamente. In seguito a ciò le imprese, che in passato avevano potuto migliorare facilmente il proprio ROE indebitandosi, avranno molta più difficoltà a farlo in futuro, nonostante l’intervento delle banche centrali.

Anche la cosiddetta terza via (quella dell’inflazione creditizia, oltre a quella di vendere di più e quella di migliorare i margini) non ha più la possibilità di fare lievitare il mercato azionario nel suo complesso.

L’industria finanziaria pretende di ottenere risultati crescenti nel tempo, ma a prescindere da innovazioni finanziarie, che sono ben più rare di quanto non venga sbandierato, essa è un’industria essenzialmente ciclica. E l’unico ciclo che si conosca a Wall Street, o nei mercati azionari in genere, è quello da una situazione di sottovalutazione dei prezzi delle azioni ad una situazione di sopravalutazione dei medesimi (bull market primario) e poi di nuovo di sottovalutazione (bear market primario), seguendo le ondate di ottimismo e di pessimismo.

Questo ciclo non è regolare, ma dà luogo a movimenti intermedi erratici e casuali. Negli anni 1930 e 1940 Wall Street non era nelle grazie degli investitori. Negli anni 1950 e 1960, fino al 1966, Wall Street era adorata. Dal 1966 al 1982 gli investimenti in borsa erano di nuovo disprezzati. Dal 1982 al 2007 si sono accumulate in borsa fortune straordinarie. Dove ci troviamo ora? Per quanto detto circa l’impossibilità di aumentare i fatturati e di ampliare i margini di profitto e circa l’inevitable passaggio dall’inflazione creditizia alla deflazione creditizia, nonostante gli sforzi delle banche centrali, è probabile che nei prossimi anni Wall Street sarà di nuovo odiata. Per essere poi nuovamente adorata fra qualche anno o decennio. Dato che l’industria finanziaria è di natura essenzialmente ciclica senza progressi sostanziali, se non illusori, è probabile che sarà sempre così.

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