La soglia psicologica che molti analisti avevano previsto come imminente tappa per i prezzi dell’oro è stata testata. Detto, fatto: il prezzo dei futures sul metalo prezioso con scadenza a dicembre scambiati nei mercati americani ha toccato i 1.300 dollari, dopo aver inanellato con cadenza giornaliera nuovi record.
Non solo, anche l’argento mette il turbo e tocca il valore più alto degli ultimi 30 anni: a Londra le quotazioni raggiungono 21,3575 dollari all’oncia, il livello piu’ alto dal 1980.
Gli esperti del settore non sono così meravigliati di questo boom di acquisti: dopo le prime sessioni positive dell’azionario nel mese di settembre, gli investitori sembrano aver riscoperto soprattutto l’avversione al rischio. Non è un caso, dunque, che le quotazioni dell’oro – bene rifugio per eccellenza – abbiano guadagnato più del 4% dagli inizi del mese, toccando nuovi massimi per cinque sessioni consecutive.
Ma c’è un altro fattore, responsabile di questo rally, che porta il nome della Fed. Ben Bernanke e compagni, nell’ultima riunione del Fomc di questa settimana non hanno escluso la possibilità che in futuro vengano adottate nuove manovre di politica monetaria espansiva. Ed è bastata la prospettiva di un quantitative easing a dare il via libera a vendite aggressive sul dollaro.
Ora, come si sa, i metalli sono espressi in dollari, il che significa che esiste una relazione inversamente proporzionale tra il loro valore e quello della valuta in cui sono espressi. Di qui, i rialzi naturali del metallo giallo e del collega argento. Che potrebbero continuare ancora.
E’ questo che ritiene per esempio Wang Tao, analista tecnico di Reuters, secondo cui l’oro – che ha segnato un rally del 18% dagli inizi dell’anno – potrebbe raggiungere quota 1.539 dollari l’oncia entro la fine dell’anno.
Intervistato sempre da Reuters Daniel Brebner, analista di Deutsche Bank, sottolinea poi che oltre al fattore Fed, un altro elemento che può spiegare questa corsa all’oro è l’annoso problema dei rischi di default che sono saliti sia per il Portogallo che per l’Irlanda. In questo contesto, il senso di incertezza è ovviamente elevato, e a beneficiarne è sempre l’oro. E ora anche il suo collega, l’argento appunto. A questo punto, la domanda è lecita: come sfruttare in modo positivo questi guadagni?