Il premier Silvio Berlusconi e l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne offrono due immagini diverse del futuro dell’Italia, capovolgendo la tipica rappresentazione di un Paese diviso tra un nord “austero, pratico e dedito al duro lavoro” e “un sud esuberante, stravagante e dedito alla bellezza”.
E’ quanto scrive oggi il Financial Times in un articolo di commento. “Marchionne, possibile artefice di un colosso transnazionale dell’auto, è nato in Abruzzo, nel sud dell’Italia; Berlusconi, premier italiano e miliardario, è figlio di un bancario milanese, perfetto esempio del senso pratico del nord. Tuttavia – sottolinea il quotidiano della City – l’industriale è austero, mentre il politico-oligarca è scandalosamente stravagante”.
“Marchionne, figlio di un carabiniere che si trasferì con la famiglia in Canada, si è imposto nell’imprenditoria nell’America settentrionale; la vita e il lavoro di Berlusconi si sono svolte totalmente in Italia – continua il Ft – Marchionne ha una visione cosmopolita per la Fiat, ritenendo le attività produttive come inevitabilmente globali; la principale impresa di Berlusconi, Mediaset, produce i tre più importanti canali televisivi italiani, che proiettano ‘un’Italianità’ in sintonia con il suo creatore, attraverso varietà, reality e quiz pieni di sfarzo e luci, con belle ragazze poco vestite”.
Il quotidiano della City mette quindi a confronto la vita privata dei due protagonisti, ricordando la recente questione del divorzio chiesto pubblicamente dalla moglie del premier, Veronica Lario, e sottolineando come invece sia “invisibile” quella di Marchionne. “Berlusconi è popolare, con l’ultimo sondaggio che lascia invariato il suo alto tasso di popolarità.
Tuttavia – sottolinea il Ft – il suo stile di governo, le sue politiche e i suoi scandali pubblico-privati si addicono a un’economia italiana che nè lui, nè la sinistra quando era al potere, sono riusciti a riformare o ad affrontare nella sua debolezza. Marchionne, spietato nella sua pubblica amabilità, avrebbe previsto la chiusura di due impianti italiani nel suo piano per l’acquisizione della Opel dalla General Motors, e si è espresso pubblicamente contro la burocrazia che intorpidisce l’imprenditoria italiana”. Al termine di questo confronto, il quotidiano della City allora si chiede: “Può il figlio di un carabiniere dell’Abruzzo, 16 anni più giovane di Berlusconi, candidarsi al governo? Oppure l’Italia media continuerà a preferire doppiopetto e scandali?”