(WSI) – L’economia italiana è alle corde. Gli asiatici sono ormai in grado di imitare perfettamente, a costi dimezzati, tutti i nostri prodotti di alta qualità, dalle scarpe di Prada ai libri di Oriana Fallaci, pubblicati a Hong Kong da un giovane editore psicopatico proveniente dal kung-fu.
Impressionante la capacità dei cinesi di copiare magistralmente il nostro know-how: viaggiatori di ritorno dalla Cina assicurano di avere visto, vicino a Shanghai, un duplicato perfetto della Brianza, con il Municipio di Lissone tutto in bambù e le superstrade con le prostitute, sedute sui paracarri, che nei tempi morti lavorano all’uncinetto dei copripiumone identici a quelli di Bassetti. Anche lo scandalo dei palloni da calcio cuciti dai bambini in Pakistan è rientrato, grazie ai nuovi palloni Adidas senza cuciture: i bambini, invece di cucirli, li saldano con la fiamma ossidrica.
Perfino più abili i coreani, che dopo le automobili a bassissimo costo (la Sorento, la Nappoli, la Refuso) si sono messi a produrre reality show ancora più economici dei nostri, scritturando cantanti falliti e vallette licenziate, proprio come da noi, ma senza pagare i contributi e soprattutto senza eliminare alcun concorrente, per non sprecare assurdamente la manodopera.
I format coreani più in auge durano dai cinque ai dieci anni, e sono ‘Campo di soja’, ‘La miniera dei famosi’ e ‘Seconda corsia’, nel quale i Ricchi e Poveri, da soli, hanno allargato la circonvallazione di Seul. Per non buttare via niente, le scene più brutali (i Ricchi e Poveri che litigano sulla macchina asfaltatrice, la moglie di Al Bano mentre dorme) vengono riciclate confezionando filmini per il fiorente mercato dei maniaci.
Ma, non bastasse l’Asia, il colpo di grazia arriva dall’ingresso nell’Unione Europea dei nuovi membri poveri. Il ministro Tremonti sottolinea i vantaggi, cioè la manodopera a basso costo: i muratori estoni sono in grado di precipitare da un’impalcatura non solo senza casco di sicurezza, ma anche senza gridare.
E le robuste badanti cipriote, oltre a sposare entro 15 giorni i vecchietti italiani abbandonati dai figli, li trafugano a Cipro in valigia, come la moglie di Kappler, e li fanno assumere come bagnini. Il problema è la forte concorrenza dei prodotti dei nuovi partner europei, che può dare il colpo di grazia alle nostre esportazioni.
Si va dagli enormi letti lettoni (la statura media laggiù è di due metri e dieci), che metteranno fuori mercato le nostre lenzuola; alle aromaticissime sigarette maltesi, fatte con i fichi secchi; agli arredi da chiesa polacchi, la cui tipica allegria li ha già trasformati in un must per le cerimonie funebri; agli economicissimi sci sloveni (tre al prezzo di due). Spietata la politica dei prezzi: pare che per piazzare le proprie motoseghe a carbone l’industria ceka sia disposta a pagare gli acquirenti. Che fare?
Tremonti propone di accelerare il passaggio dall’economia post-industriale a quella post-post industriale, che si fonda su un’idea rivoluzionaria: nessuno fa più un cazzo e intanto si aspetta che succeda qualcosa. Importante, nel frattempo, accelerare il recupero delle aree dismesse, i vecchi stabilimenti industriali.
Alcuni sono già stati trasformati da Renzo Piano in abitazioni private, loft da 6 km quadrati calpestabili con la stessa illuminazione di San Pietro e riscaldamento ad altoforno. Altri in studios televisivi specializzati in documentari scientifici sull’eco. Ma è soprattutto sulle grandi opere che il governo punta per superare l’impasse. Allo studio il prolungamento del Ponte sullo Stretto da Messina fino a Palermo, il traforo del Vesuvio per alleggerire il traffico di Napoli (esiste solo il foro d’entrata), e infine, fiore all’occhiello, la funivia urbana Piazza di Spagna-Terminillo, con vista imperdibile sui cortei di disoccupati.
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