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(WSI) –
Gli uomini e le donne con meno di quarant’anni hanno un rapporto col mercato del lavoro, con la loro occupazione, molto diverso dai loro genitori. Sono sul mercato, mandano curricula, si sottopongono a colloqui, hanno probabilmente già cambiato più di un lavoro.
Spesso hanno un contratto a tempo determinato, ma il punto non è tanto la precarietà, quanto la abitudine alla responsabilità individuale, lo spirito di iniziativa e la richiesta di rispetto individuale che la flessibilità porta con sé.
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Queste stesse persone hanno acquisito una consuetudine esistenziale con chi è nato in altri paesi, completamente sconosciuta fino a dieci-quindici anni fa. L’uso abituale di un’altra lingua e la facilità negli spostamenti ha trasfigurato il modo di guardare all’estero, non più terra popolata da stranieri, ma da amici, nemici, colleghi ed amanti. Una stessa generazione che non è quasi mai entrata in una agenzia viaggi, perchè fa tutto su internet, compreso cercare l’informazione politica, sociale, o ludica, senza la schiavitù di mediatori: editori, o direttori.
Una generazione post-ideologica, cioè più libera di giudicare i fenomeni sociali, perchè non deve prima assicurarsi di non essere in contrasto con il proprio partito di riferimento.
Queste caratteristiche sociali caratterizzano in Italia una generazione più di altre, ma non sono di per sé legate all’età. Alcune sono fortemente condizionate dalla tecnologia. Sono tutte caratterizzate da una forte spinta evolutiva, con una proiezione verso il futuro dai confini incerti, con mete non definite. Il punto chiave, tuttavia, è che non possono essere governate da chi non le conosce e dunque non le capisce. Oggi in Italia il monopolio delle decisioni è in mano a chi non conosce il futuro.