Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – La scorsa settimana sono iniziati due movimenti discendenti di un certo interesse: sia il dollaro che tutte le Borse mondiali si sono messi al ribasso. Va detto subito che erano due movimenti attesi, e anche da tempo, ma nonostante questo conviene ragionarci un po´ sopra perché possono portare a mutamenti di un certo peso nel nostro futuro immediato e a medio termine.
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Per prima cosa conviene liberarsi subito della questione dei mercati finanziari. Sono mesi che si dice che erano andati troppo in alto e che dovevano scendere. Ma le Borse hanno continuato ostinatamente a tenere la testa alta e, anzi, ogni tanto davano un altro colpetto verso l´alto. La scorsa settimana, invece, tutti giù, mediamente, del 2 per cento.
E´ l´inizio della grande discesa? Del rientro verso valori più accettabili e più prudenti? Gli esperti dicono di no. Sarebbe bello – aggiungono – se tutto andasse davvero giù. Ma non accadrà. La discesa andrà avanti – dicono – forse per un paio di settimane, ma poi i soldi torneranno copiosi in Borsa, abbastanza indifferenti ai valori raggiunti dalle quotazioni. E questo per la semplice ragione che non ci sono, alla fine, molte altre alternative, soprattutto adesso che i tassi di interesse sembrano essersi fermati.
Insomma, è vero che molte aziende cominciano a non farcela più a aumentare i profitti, soprattutto quelle hi-tech, ma i soldi da qualche parte vanno pur messi e le Borse appaiono oggi come uno dei pochissimi rifugi possibili.
Naturalmente gli esperti si possono sbagliare (lo hanno fatto tante volte in passato). Ma questa, per ora, è la loro posizione: Borse in discesa (anche pronunciata), ma non fine delle Borse. Anzi, sarà la stessa discesa, ripulendo un po´ il mercato, a creare le condizioni per la ripresa successiva.
Di segno diverso appare invece la discesa del dollaro. In questo caso sono mesi e mesi che gli economisti vanno predicando la necessità per il dollaro di scendere (e anche in maniera robusta). Anzi, il calo del dollaro viene indicato come l´unica strada che ha l´America per rimettere un po´ a posto i propri conti con l´estero, per chiudere un po´ la partita del suo disavanzo commerciale. Oggi gli Stati Uniti importano troppo e esportano troppo poco. La svalutazione del dollaro dovrebbe consentire loro di essere un po´ meno in disavanzo, e quindi di sistemare i conti con uno dei loro tre deficit (gli altri due sono quello della pubblica amministrazione e quello delle famiglie).
Se queste sono le premesse, la discesa del dollaro non dovrebbe fermarsi tanto presto e non dovrebbe essere un fenomeno di breve durata. Ma siamo appena agli inizi della discesa e forse non conviene essere precipitosi. In passato il dollaro è andato giù tante volte e a ogni occasione si è detto che era cominciato il “grande riaggiustamento”. Ma poi il dollaro si era ripreso e tutto era tornato come prima. E chi aveva immaginato un dollaro a 1,30 o anche a 1,40 contro l´euro aveva dovuto ricredersi. Alcuni famosi speculatori internazionali su questa scommessa (persa) avevano bruciato miliardi di dollari.
Il fatto nuovo, adesso, è che il dollaro scende perché la banca centrale americana, la Federal Reserve, ha detto che la stagione dei rialzi dei tassi di interesse sul dollaro è di fatto finita. E è finita perché c´è la necessità, a questo punto, di sostenere e non di ostacolare la congiuntura (che oggi è fortissima, ma che dovrebbe rallentare). E quindi il denaro, non più attratto da rendimenti in aumento, ha cominciato a prendere la strada verso altre monete, provocando la caduta del dollaro (che adesso è sopra quota 1,26 rispetto all´euro).
Gli esperti questa volta giurano che siamo arrivati appunto al “grande riaggiustamento”. E hanno qualche probabilità in più di azzeccarci. Insomma, il dollaro dovrebbe scivolare davvero verso il basso, e non solo per qualche settimana.
Tutto questo porta vantaggi all´Europa e all´Italia? A prima vista no. La svalutazione di una moneta concorrente non è mai un affare perché attraverso questa strada il competitor aumenta la propria competitività senza aggravio di spese e senza investimenti.
Ma questa volta le cose potrebbero essere un po´ diverse, e proprio perché c´è l´euro.
Nel senso che l´Italia esporta ancora molto in dollari, ma anche in euro e in altre valute. Quindi la svalutazione della moneta americana un po´ ci danneggia, ma non in modo drammatico.
In compenso la svalutazione del dollaro è quasi da benedire in un momento in cui il prezzo del petrolio sembra voler impazzire.
E´ noto infatti che il petrolio (almeno per ora) va pagato in dollari. E quindi se la moneta americana scende, a parità di prezzo il petrolio ci costa meno. In realtà, il dato nuovo internazionale è rappresentato dal fatto che l´economia americana frenerà nella seconda parte dell´anno e che anche l´Asia seguirà lo stesso sentiero. La congiuntura, cioè, si indebolisce. In compenso sta ripartendo (e fin troppo alla grande, sembra) l´Europa. E è esattamente su questo crinale (Europa che sale e America e Asia che scendono) che nei prossimi mesi ci toccherà navigare.
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