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Che direzione prenderà l’oro?

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Legnano – A parte l’annuncio ufficiale da parte del numero uno della Apple, Steve Jobs, di essersi dimesso con effetto immediato dall’incarico di Amministratore Delegato, notizia che dovrebbe essere riportata anche dai settimanali di gossip o di cucina, data la sua importanza, il tema che non possiamo ignorare questa mattina è la forte discesa dell’oro che ha letteralmente spazzato via tutti i supporti di breve a che sta per raggiungere un’importantissima area di supporto che si sviluppa tra 1.715 e 1.720.

L’esperienza ci insegna che vista la gran volatilità mostrata dai prezzi, occorra considerare la possibilità di allargare l’area di osservazione fino a 1.700 dollari/oncia in quanto, essendo questo un livello psicologico e vedendo la velocità del mercato, è plausibile che, se dovessimo effettivamente arrivare sui supporti, si assista ad aumenti di volatilità ulteriori e ad accelerazioni importanti.

Ma cerchiamo di comprendere i motivi di questo forte sell-off, tentando di capire se ci troviamo di fronte allo scoppio della bolla speculativa che ha investito il metallo giallo durante quest’estate rovente, dal punto di vista dei mercati e degli avvenimenti economici/finanziari.

Quando accadono questi forti movimenti sui beni o valute rifugio, vi è sempre da considerare una molteplicità di fattori alla base di queste partenze, a meno che si tratti effettivamente dello scoppio di una bolla speculativa, nel qual caso il motivo è soltanto uno: la speculazione e le prese di profitto.

Cominciamo a dire che a nostro parere non ci troviamo di fronte a quest’ultimo scenario, ma che l’oro è sceso per la combinazione di una serie di motivazioni che, combinate, hanno portato a vedere i livelli attuali. In primis, le prese di profitto intorno a 1.900 hanno fatto la loro parte, facendo cominciare la discesa, in concomitanza di mercati equità che salivano. Questo ci conferma che l’oro è da prendere come il termometro del mercato e che in momenti di maggior rilassatezza degli investitori, avvengono liquidazioni di posizioni detenute su beni rifugio per andare a girare questa nuova liquidità su attività più rischiose.

A questo dobbiamo aggiungere il fatto che, come visto nei giorni precedenti, abbiamo assistito ad una decorrelazione tra l’andamento dei beni rifugio e quello delle valute rifugio, che hanno smesso di salire in maniera importante durante le fasi acute di avversione al rischio, mentre il metallo giallo continuava la sua corsa, facendoci comprendere come i flussi di capitali avversi al rischio stessero andando a riversarsi su si esso anziché distribuirsi sul paniere rifugio che comprendeva fino a settimana scorsa anche yen e franco svizzero.

Il motivo di questa differente allocazione del capitale rispetto a quanto eravamo abituati a vedere risiede nel fatto che l’acquisto delle valute rifugio è entrato a far parte (e crediamo ci sia la possibilità che si continui su questa strada almeno fino a quando non ci si allontanerà da questi alti livelli dello yen) di quelle attività considerate rischiose, data la possibilità di assistere a qualche intervento da parte delle autorità, per cercare di mantenere sotto controllo l’eccessivo apprezzamento delle divise domestiche.

Oltre a questo, il sentiment di mercato ci dà conferme di essere più rilassato rispetto a settimana scorsa, in attesa della comunicazione di qualche manovra a sostegno dell’economia da parte della Fed, in quanto le borse stanno viaggiando in territorio positivo ed i rendimenti dei Treasuries a 10 e 30 anni sono saliti.

Infine, l’aumento delle richieste di margini da 5.500 usd a 7.000 usd per la detenzione di 100 contratti futures da parte del CME (aumento avvenuto ieri e che segue il rialzo del 22% dello scorso 10 agosto) ha aiutato ad intensificare la liquidazione di posizioni da parte degli investitori, insieme con i buoni dati sugli ordini di beni durevoli americani (+4%) che hanno aiutato, tra l’altro, anche la salita del dollaro americano contro tutto, tranne il canadese.

Questi in sostanza i motivi che hanno portato a quanto abbiamo davanti agli occhi (anche qualche grosso stop loss colpito ha dato una mano alla discesa), ma che a nostro avviso non sono sufficienti per entrare short sull’oro e restarci a lungo.

Abbiamo infatti di fronte l’esperienza estiva che ci insegna quanto le fasi di avversione al rischio possano intensificarsi e portare a forti movimenti correlati con l’andamento dei mercaqti azionari ed obbligazionari, e crediamo al contempo che, purtroppo, di problemi ne verranno a galla ancora, non siamo ancora pronti a lasciarci alle spalle questo brutto periodo.

Passiamo ora alla consueta analisi tecnica, cominciando come di consueto dall’EurUsd, che si sta mantenendo all’interno del range individuato tra 1,4350 e 1,4500. Se cerchiamo di trovare livelli più vicini ai prezzi che possono aiutarci nell’operatività, vediamo come sia presente una trendline rialzista, disegnata a partire dal 22 agosto, che passa per 1,4380, livello che è possibile sfruttare per una trentina di punti di rally a ribasso in caso di rottura, mentre troviamo 1,44 ¾ come livello di resistenza, che se rotto può portarci a rivedere i massimi relativi di agosto.

Il UsdJpy ha mostrato una buona reattività durante la notte, con smobilizzi di posizioni long yen che sono andati ad acquistare rischio sui mercati equità asiatici. Superato di poco il 77 figura, ci troviamo proprio a ridosso di questo livello ed ora dobbiamo considerare come punto di supporto per dare forza a questa risalita il 76,80, livello restituito da massimi precedenti e dal passaggio della media mobile esponenziale a 21 su un grafico orario.

L’EurJpy è salito leggermente, andando a testare e superare di poco (a causa della presenza di stop loss) la parte alta del range tra 110,00 e 111,00. La media mobile a 100 sta cominciando a funzionare bene da supporto dinamico, per cui ci affidiamo ad essa per valutare eventuali continuazioni di questa salita. Su un grafico orario passa poco sopra il 110,50.

Bello il movimento del cable che, a step, è andato a vedere i livelli più importanti fatti segnare dal mercato in precedenza durante la salita (parliamo dei minimi che si appoggiavano sulla trendline rialzista disegnata a partire dall’11 agosto su un grafico orario). Ora sta facendo base sui livelli attuali ma solo la rottura a rialzo di 1,6400 deve farci prendere dei posizionamenti lunghi. In caso di rottura dei minimi di ieri sera, 1,6315 ci sembra il livello più plausibile di arrivo.

L’EurChf si è portato definitivamente all’interno di una nuova fascia di oscillazione da considerare, 1,1400/1,1500, mentre il UsdChf ha raggiunto la parte alta del range che seguiamo da settimana scorsa a 0,7950 e ci sembra poter avere la forza per tentare una rottura a rialzo verso lo 0,8000. Non è però assolutamente da escludere uno storno del mercato, di fronte al quale si potrebbe sfruttare la rottura della media mobile a 21 su un grafico orario per valutare ulteriori discese.

Per quanto concerne l’AudUsd, il testa e spalle ribassista che abbiamo ipotizzato ieri pomeriggio durante il nostro webinar live dedicato all’analisi del mercato all’apertura americana (potete seguirci e interagire con noi collegandovi ai link a fine articolo) sembra aver mostrato la sua validità ed ora stiamo assistendo al pull back della neckline, rotta a ribasso durante la notte.

Per quanto concerne il UsdCad, 0,9850 e 0,9000 diventano i confini del range che sta contenendo il cambio, sempre meno volatile. Sulla rottura di 0,9885 o di 0,9865 è possibile cercare i confini del range.

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