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CENTRALI NUCLEARI: DOVE, QUANDO E CHE TECNOLOGIA

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(WSI) – Il ddl Sviluppo licenziato oggi, giovedì 14 maggio, dal Senato pone le basi per il ritorno della produzione di energia nucleare in Italia. Ecco le risposte alle quattro domande più frequenti sul ritorno del nucleare.

Quando arriveranno le nuove centrali?
Obiettivo del Governo è il «riequilibrio» dell’attuale generazione elettrica italiana, ora sbilanciata sul gas, con il ricorso per il 25% al nucleare mentre una pari quota dovrebbe essere coperta con le rinnovabili e il restante 50% con le fonti fossili. Saranno necessarie tra le 10 e le 15 centrali nucleari da 1.300 megawatt ognuna. La tabella di marcia prevede la «prima pietra» di tre o quattro centrali entro fine legislatura da costruire grazie all’accordo siglato ad inizio anno tra Enel e Edf.

Quanto costeranno e chi le finanzierà?
Gli investimenti sono almeno doppi o addirittura tripli rispetto a una centrale a turbogas di pari potenza, compensati da un costo del combustibile molto più basso e un costo di generazione elettrica teoricamente competitivo. Anche per l’Italia si sta consolidando l’ipotesi di un consorzio “alla finlandese”, con un pool di produttori associati a grandi consumatori che si impegnano a ritirare l’energia con contratti di lungo periodo a prezzo prefissato.

Che tecnologia sarà impiegata?
La tecnologia francese Epr non avrà il monopolio. Un primo lotto di centrali italo-francesi potrebbe essere affiancato da impianti di tecnologia americana, canadese o russa. In ogni caso si tratterà di impianti di terza generazione e non di quarta, ancora allo studio.

Dove verranno costruite?
I siti devono ancora essere definiti. Ma gli esperti ipotizzano l’utilizzo “preferenziale” dei vecchi siti dove sorgevano le centrali nucleari italiane chiuse dopo il referendum del 1987. L’area di Montalto di Castro, dove doveva sorgere una centrale nucleare poi riconvertita a policombustibile, viene tuttora considerata «ideale».

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