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CDB WEB TECH: GLI SCENARI

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Il 30 marzo scade il lock-up sulle azioni CDB Web Tech, società quotata sul Nuovo Mercato dal 20 marzo scorso che investe a livello mondiale nei fondi di venture capital tecnologici, in società private rappresentate in questi fondi, e negli hedge fund tecnologici.

Il lock-up è un meccanismo in base al quale i soci fondatori, gli amministratori e i dipendenti di una società si impegnano a non vendere per un anno dalla data di avvio della negoziazione l’80% delle azioni ordinarie possedute. Queste azioni vengono tenute in deposito in un conto titoli per tutto il periodo di tempo in questione.

Con la scadenza del 30 marzo, dunque, i cosiddetti “azionisti rilevanti” di CDB Web Tech, vale a dire Carlo De Benedetti, saranno liberi di vendere le loro quote. Sulla base di quanto riferito a Consob, Commissione per le società e la borsa, il 20 marzo 2001, il 43,2% di CDB Web Tech è sul mercato; il 6,528% è posseduto, tramite Intermobiliare, da Compagnia Finanziaria Torinese, società il cui capitale è diviso tra le famiglie De’Guì, Giovannone, Scanserlin, Segre, vicine a De Benedetti; il 50,276% è di Romed, finanziaria di De Benedetti, che è uno degli azionisti di Cofide, insieme alla De Benedetti & Figli SpA.

Una portavoce di CDB Web Tech ha però riferito a WallStreetItalia che De Benedetti “non ha intenzione di scendere al di sotto della quota attualmente detenuta”. Anche Intermobiliare fa sapere di non avere in programma variazioni in tal senso.

Questo dovrebbe fugare i timori degli investitori che, secondo quanto raccolto da WallStreetItalia, rimasero delusi dal calo repentino del titolo dopo la notizia che De Benedetti aveva venduto una percentuale delle azioni non vincolate dal lock-up subito dopo il collocamento: un atto legittimo e permesso, ma che venne interpretato come un segnale di scarsa fiducia nell’operazione che in quel momento muoveva i primi passi.

Alcuni analisti, che chiedono di non essere citati, nutrono tuttavia alcune perplessità e non vedono grosse prospettive per il titolo. “E’ una società con poca capitalizzazione – dice per esempio l’analista di una Sim straniera – pari a circa €700 milioni. Una società che nel quarto trimestre 2000 ha registrato perdite per circa €77,5 milioni; il titolo, nato dalla scissione dal ramo finanziario di Aedes, società immobiliare di De Benedetti, è stato quotato per la prima volta il 20 marzo 2000 al prezzo di €38,8. Il primo giorno ha chiuso la seduta con oltre il 97% di crescita, ma dopo due giorni già lasciava il 33%. Oggi quota €6,85. Se devo dare un consiglio agli investitori, direi che è sciocco preoccuparsi ora, a ridosso della scadenza del lock-up; semmai ci si doveva preoccupare prima, di fronte a una caduta continua del titolo”.

Un analista di una Sim italiana è convinto che l’intera operazione di quotazione sul mercato di CDB Web Tech è servita principalmente “a far fare cassa all’ingegnere (De Benedetti), che ha venduto quello che poteva appena la società è stata quotata, e che in più può portare in detrazione fiscale le perdite”.

Un altro operatore però dice che bisogna aspettare per vedere i valori delle partecipazioni di Cdb Web Tech alla fine del 2000, invece di guardare il reddito della società.

“La valutazione – ha detto l’operatore a WallStreetItalia – va fatta sulla base del Nav, Net asset value, che è il valore aggiornato delle partecipazioni in portafoglio. Questa valutazione viene fatta ogni sei mesi; quella al 31 dicembre 2000 sarà disponibile entro un mese”.

CDB Web Tech non investe in Italia. E’ presente in fondi inglesi, israeliani e americani. Negli USA ha investito, tra gli altri, in due fondi del gruppo Sequoia, in un fondo del gruppo Acell, in un fondo di Charles River Venture.